Sonnambulismo: Miti Sfatati e Nuove Scoperte

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Il sonnambulismo, un disturbo del sonno che affascina e incuriosisce, è stato oggetto di molte credenze errate nel corso degli anni. Recentemente, uno studio condotto dal professor Antonio Zadra e dal suo team dell’Università di Montreal ha analizzato quindici anni di ricerche sul tema, sfatando alcune idee diffuse e fornendo nuove intuizioni sul sonnambulismo sia nei bambini che negli adulti.

Sonnambulismo Miti Sfata e Nuove Scoperte dalla Ricerca
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Sonnambulismo negli adulti: Un fenomeno più comune di quanto si pensi

Una delle idee più comuni è che il sonnambulismo colpisca principalmente i bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, e che con la pubertà questo disturbo tenda a scomparire. Tuttavia, i dati mostrano che il 25% delle persone continua a soffrire di sonnambulismo anche dopo l’adolescenza. Sebbene la frequenza del fenomeno diminuisca con l’età, non è raro riscontrare casi di sonnambulismo anche in adulti. Gli studiosi attribuiscono questo declino alla riduzione del sonno profondo a onde lente, la fase del sonno in cui più comunemente si verificano episodi di sonnambulismo.

Cosa succede nel cervello dei sonnambuli?

Il sonnambulismo è caratterizzato da una curiosa dinamica: mentre una parte del cervello dorme, un’altra rimane attiva. Questa parte vigile consente al sonnambulo di svolgere azioni complesse come aprire porte, salire le scale o riconoscere persone. Tuttavia, la consapevolezza è compromessa e le reazioni alle circostanze possono apparire illogiche. Gli episodi sono generalmente brevi, il che riduce il rischio di incidenti, anche se vi sono stati casi eccezionali in cui i sonnambuli hanno compiuto azioni pericolose, come guidare una macchina durante il sonno.

Memoria e logica nei sonnambuli

Un altro mito sfatato riguarda la convinzione che i sonnambuli non ricordino nulla delle loro azioni notturne. In realtà, mentre molti non hanno ricordi degli episodi, altri possono ricordare parzialmente cosa è successo o cosa stavano pensando durante il sonnambulismo. Ad esempio, ci sono casi in cui le azioni apparentemente insensate dei sonnambuli hanno in realtà una logica interna. In uno studio, una persona ha preso il proprio cane e l’ha immerso nell’acqua durante un episodio di sonnambulismo, convinto che il cane fosse in fiamme. Questo dimostra che, sebbene il comportamento possa sembrare illogico, esiste comunque una connessione causale tra le azioni e i pensieri del sonnambulo.

Sonnambulismo e sonnolenza diurna

Contrariamente alla credenza che il sonnambulismo non influenzi lo stato di veglia, circa il 50% dei sonnambuli riferisce di sentirsi particolarmente assonnato durante il giorno. Sebbene i più giovani riescano spesso a mascherare questa stanchezza, test specifici hanno dimostrato che la loro capacità di reazione è significativamente inferiore rispetto a quella di chi non soffre di sonnambulismo.

Le cause del sonnambulismo: una questione di genetica e sonno interrotto

I ricercatori hanno scoperto che il sonnambulismo non dipende tanto dalle difficoltà nel passare dalla veglia al sonno, ma piuttosto dalla struttura del sonno stesso. Nei sonnambuli, il sonno a onde lente è spesso frammentato da micro-risvegli, brevi episodi di maggiore attività cerebrale che possono durare tra i 3 e i 10 secondi. Questi risvegli interrompono la funzione ristoratrice del sonno, causando una stanchezza cronica che può portare alla sonnolenza diurna.

Inoltre, il fattore genetico gioca un ruolo importante: nell’80% dei casi, una storia familiare di sonnambulismo è presente. Tuttavia, i geni da soli non sono sufficienti a scatenare il fenomeno; fattori come lo stress o la mancanza di sonno possono agire come inneschi.

Conclusione

Lo studio condotto dal team di Zadra ha sfatato molti miti legati al sonnambulismo, dimostrando che si tratta di un disturbo complesso, influenzato da vari fattori, inclusi genetica e struttura del sonno. Comprendere meglio il sonnambulismo aiuta a ridurre i pregiudizi e a migliorare la gestione di questa condizione, che può avere un impatto significativo sia sulla qualità del sonno che sulla vita quotidiana dei pazienti.

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