Secondo i russi, l’anima può essere fotografata

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Un recente studio ha permesso agli scienziati di fotografare l’anima umana, rivelando il processo con cui le forze vitali abbandonano il corpo al momento della morte. Questo risultato, ottenuto attraverso una speciale fotocamera chiamata GDV (Gas Discharge Visualization), ha confermato antiche credenze secondo cui, in caso di morte improvvisa o violenta, l’anima fatica a separarsi definitivamente dal corpo, continuando a ritornare, soprattutto di notte.

Secondo i russi anima può essere fotografata
foto@pixabay

Non sorprende che leggende e storie di fantasmi siano così diffuse da millenni. Molte descrizioni riguardano infatti spiriti di persone innocenti, spesso vittime di ingiustizie o esecuzioni, che non riescono a trovare pace. Questo fenomeno sembra avere ora una base scientifica grazie all’apparecchio ideato dal professor Konstantin Korotkov di San Pietroburgo, capace di misurare ciò che tradizionalmente viene chiamato “aura”. Il dispositivo, tramite un’immagine mostrata su un monitor, evidenzia la vitalità del corpo con colori freddi, come il blu, mentre le aree di decadenza o morte si tingono di tonalità calde, fino al rosso.

L’esperimento scientifico sulla morte

In un esperimento condotto su una persona in fin di vita, la fotocamera GDV ha registrato tre momenti fondamentali: poco prima del decesso, al momento della morte e tre ore dopo. Le immagini mostrano chiaramente come l’anima, o forza vitale, abbandoni prima l’area addominale e poi la testa, in linea con antiche credenze russe che associavano la “pancia” alla vita stessa. Anche dopo la morte, alcune zone del corpo, come il cuore e l’inguine, continuano a emanare una debole luce, suggerendo che l’energia vitale non si dissipa immediatamente.

Un noto chirurgo ha spiegato che, in alcuni casi, è come se una decisione esterna, superiore, decidesse se far tornare in vita il paziente o meno, come accade nelle rianimazioni che avvengono poco dopo la morte clinica.

Scienza e spiritualità si incontrano

La scoperta di Korotkov conferma anche studi precedenti che suggeriscono come il corpo di una persona deceduta diventi più leggero di circa 21 grammi, un fatto che alcuni attribuiscono al peso dell’anima. Oltre a questo, le immagini ottenute con la GDV hanno rivelato che la modalità di morte di una persona influisce sull’aura: nel caso di una morte naturale, l’energia si spegne lentamente, mentre in caso di morte violenta o improvvisa, l’aura resta inquieta per giorni, soprattutto di notte.

Secondo Korotkov, questi fenomeni confermano descrizioni religiose antiche secondo cui l’anima può restare legata al corpo per un certo periodo prima di allontanarsi definitivamente. Questo suggerisce che l’essere umano non sia solo una massa biologica, ma un contenitore di un’energia vitale che, una volta esaurita, lascia il corpo.

La tecnologia GDV: una finestra sull’invisibile

La fotocamera GDV, presentata da Korotkov a una fiera scientifica a San Pietroburgo, consente a chiunque di verificare la presenza dell’aura. Sebbene la scienza preferisca chiamare questo fenomeno “aura” piuttosto che “anima”, il principio rimane lo stesso: il dispositivo permette di vedere l’energia vitale. Durante lo sviluppo della GDV, il dispositivo è stato anche usato per smascherare falsi guaritori: mentre i veri sensitivi mostravano un’aura potente, molti ciarlatani rifiutavano di sottoporsi al test.

Questa scoperta apre nuove prospettive sulla comprensione dell’anima e del corpo umano, ponendo domande su ciò che realmente accade al momento della morte e sulle energie che governano la nostra esistenza.

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