Dal 2003, vari studi hanno identificato tre tratti distintivi nel cervello di individui atei e credenti, che influenzano il processo decisionale e il pensiero.
Psicologi e scienziati hanno formulato ipotesi riguardanti le modalità con cui il cervello elabora le informazioni, specificamente in relazione alle aree cerebrali coinvolte. È interessante osservare che lo stimolo di certi elementi, come ad esempio l’arte, può attivare il pensiero.
In un esperimento, un gruppo di individui senza fede religiosa ha osservato la scultura di Rodin “Il pensatore“, seguito dall’analisi della loro attività cerebrale. È emerso che questi volontari hanno ottenuto migliori risultati nei compiti analitici rispetto ai credenti che non avevano visto la scultura.
Va notato, tuttavia, che i risultati variavano tra i diversi gruppi; ad esempio, i credenti tendevano ad aumentare la loro fede dopo aver contemplato la scultura.
Un altro studio ha cercato di risvegliare la fede degli atei attraverso esperienze con elementi sovrannaturali. In questo processo, è stata osservata un’attivazione del giro frontale inferiore destro, coinvolto nella soppressione di certi pensieri e comportamenti.
Si può dedurre che il pensiero analitico e riflessivo sia più prominente negli individui atei. Se la fede religiosa è radicata nella tradizione e nell’intuito, è possibile superare tale intuizione attraverso una riflessione più approfondita.
Questa è la terza conclusione emersa dagli esperti: ci sono differenze di pensiero, ma esse possono essere ridotte attraverso un processo di comprensione reciproca.