Durante un recente evento accademico, è stata avanzata l’ipotesi che gli esseri umani possano essere oggetto di osservazione da parte di civiltà aliene, in modo simile a come gli umani studiano gli animali in uno zoo.
Questo argomento ha catturato l’attenzione nel contesto di un dibattito più ampio riguardante l’esistenza di vita oltre il nostro pianeta e le potenziali interazioni con essa.
L’argomento principale del convegno METI (Messaging Extraterrestrial Intelligence), svoltosi a Parigi qualche tempo fa, era se la Terra possa essere considerata come una sorta di riserva naturale dagli alieni, i quali ci osservano senza intervenire direttamente.
Douglas Vakoch, il presidente del METI, ha paragonato la nostra situazione a quella degli animali in cattività, sottolineando come un’interazione diretta e intelligente, come quella ipotetica tra una zebra e un umano nel suo esempio, potrebbe cambiare radicalmente la nostra relazione con gli eventuali osservatori extraterrestri.
Vakoch ha proposto di inviare segnali radio dettagliati verso le stelle vicine come tentativo di stabilire un contatto, rassicurando coloro che temono le conseguenze di tale azione con l’argomento che una civiltà tecnologicamente avanzata a sufficienza per raggiungerci sarebbe già a conoscenza della nostra presenza a causa dei segnali della vita presenti nell’atmosfera terrestre da miliardi di anni.
Oltre a questa teoria, sono state discusse altre spiegazioni sulla mancanza di contatti verificabili con civiltà extraterrestri, tra cui “Il Grande Filtro” e “La Quarantena“, che esplorano le ragioni per cui civiltà avanzate potrebbero autodistruggersi o essere intenzionalmente isolate per proteggere altre civiltà.
L'”Ipotesi dello Zoo”, proposta originariamente nel 1973 dal radioastronomo John Ball, rimane una delle spiegazioni più provocatorie e stimolanti, benché non esattamente lusinghiera per l’umanità.
