La malattia di Urbach-Wiethe: il caso della donna senza paura

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La paura è un’emozione umana fondamentale che protegge le persone dai pericoli. Tuttavia, esistono individui che non provano paura nel senso convenzionale del termine. Uno dei casi più studiati è quello di una donna, conosciuta con il nome in codice SM, che soffre di una rara condizione genetica: la malattia di Urbach-Wiethe. Questo disturbo ha distrutto entrambe le amigdale del cervello di SM, una regione responsabile della gestione delle emozioni, in particolare della paura.

La malattia di Urbach-Wiethe il caso della donna senza paura
foto@pixabay

Il caso di SM: un’assenza completa di paura

SM, la cui malattia è stata diagnosticata a metà degli anni ’80, ha completamente perso la capacità di provare paura, anche se le sue altre emozioni non hanno subito alcun cambiamento. La donna ha offerto la sua disponibilità a partecipare a studi neurologici, suscitando l’interesse di molti ricercatori. Justin Feinstein del California Institute of Technology è stato uno degli scienziati che ha condotto esperimenti su di lei per comprendere meglio come la distruzione dell’amigdala influisca sulle emozioni.

Un comportamento sociale atipico

Nonostante la mancanza di paura, SM ha mostrato comportamenti sociali insoliti. Ad esempio, tendeva a fidarsi di persone che la maggior parte di noi giudicherebbe sospette o pericolose. Il neuroscienziato Daniel Kennedy dell’Università dell’Indiana, che ha partecipato alla ricerca, ha osservato che SM non aveva un’adeguata cautela sociale e tendeva ad avvicinarsi e fidarsi di tutti.

Un aspetto interessante è stato notato anche riguardo alla sua “zona di spazio personale”, cioè quella distanza in cui una persona si sente a disagio se gli altri si avvicinano troppo. Nel caso di SM, questa zona era sorprendentemente ridotta: solo 0,34 metri, quasi la metà rispetto alla media delle altre persone. Inoltre, SM aveva difficoltà a leggere determinate espressioni facciali, come quella di paura, anche quando era evidente per tutti gli altri.

Gli esperimenti sulla paura

Gli scienziati hanno cercato in vari modi di far provare paura a SM, senza successo. Film horror, serpenti e tarantole non suscitavano in lei alcuna reazione di paura. Anche durante una visita a un’attrazione horror in un sanatorio abbandonato, SM non ha mostrato alcun segno di spavento, anzi, si è divertita e ha persino spaventato uno degli attori travestiti da “mostro”.

Un’esperienza inaspettata di panico

Nonostante le numerose prove senza successo, un esperimento ha finalmente suscitato paura in SM. A lei e ad altri due pazienti con danni simili all’amigdala è stata fatta inalare una miscela d’aria con il 35% di anidride carbonica. Questo tipo di inalazione provoca spesso mancanza di respiro e sintomi associati al panico. In questo caso, tutti e tre i soggetti hanno reagito con paura, incluso SM, che ha addirittura chiesto aiuto.

Questo risultato ha portato gli scienziati a rivedere alcune teorie riguardanti il ruolo dell’amigdala nella gestione della paura. Feinstein ha suggerito che la paura derivante da minacce “interne” come il soffocamento possa essere gestita da altre aree del cervello, senza coinvolgere l’amigdala.

L’importanza dell’amigdala e la paura nelle persone comuni

Studi su veterani della guerra del Vietnam, che hanno subito danni all’amigdala a causa di traumi cranici, hanno ulteriormente confermato che coloro che avevano subito danni a questa regione del cervello non soffrivano di disturbi da stress post-traumatico. Questo rafforza l’idea che l’amigdala giochi un ruolo cruciale nella gestione della paura e delle risposte emotive legate al pericolo.

La paura: utile o dannosa?

Il caso di SM evidenzia come l’assenza di paura possa essere sia un vantaggio che un pericolo. Da un lato, l’assenza di paura potrebbe sembrare vantaggiosa in alcune situazioni, ma dall’altro priva la persona di una difesa naturale contro i pericoli esterni. La stessa SM ha ammesso che non augurerebbe a nessuno di vivere senza paura, sottolineando i rischi che questa condizione comporta.

Conclusioni

Il caso di SM ci offre uno spunto di riflessione sull’importanza della paura come meccanismo di protezione. La sua condizione rara, la malattia di Urbach-Wiethe, ha permesso ai neuroscienziati di esplorare nuovi aspetti del cervello umano e delle emozioni, rivelando quanto complesso e sfaccettato sia il nostro sistema emotivo.

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