L’idea presentata dal Movimento 5 stelle riguardo al reddito di cittadinanza rispecchia senza dubbio l’idea di uno stato assistenziale qual è il nostro, eppure tra il dire e il fare c’è il mare, o meglio quasi 15 miliardi di euro che non si saprebbe da dove tirar fuori.
Naturalmente parliamo della proposta del reddito di cittadinanza, proposta dal gruppo parlamentare di Beppe Grillo in un decreto legge: la proposta, di assicurare un reddito minimo alle famiglie italiane al di sotto della soglia di povertà è lodevole, ma ben poco fattibile.
A fare i conti ci pensa l’Istat, secondo cui il costo totale del sussidio che deriverebbe dall’applicazione nel 2015 del reddito di cittadinanza, come delineato nel ddl di M5s, sarebbe di 14,9 miliardi di euro. La spesa sarebbe destinata a 2 milioni e 759 mila famiglie con un reddito inferiore alla linea di povertà.
“Il beneficio medio massimo è pari a circa 12 mila euro anni per le 390 mila famiglie in condizioni di povertà più grave” e “si riduce a meno di 200 euro per le 120 mila famiglie che hanno un reddito superiore all’80% della linea di povertà” spiega il presidente dell’Istat Giorgio Alleva illustrando la simulazione compiuta dall’Istat.
L’Istat ha fatto un calcolo anche sull’altra proposta al vaglio del Senato, quella di Sel sul reddito minimo garantito: la cifra arriverebbe a 23,5 miliardi di euro, destinati a tutte le famiglie indigenti, compresi coloro che non hanno la cittadinanza italiana.