La ricerca sul cervello e la coscienza è un ambito affascinante e complesso che coinvolge numerosi scienziati di tutto il mondo. Negli ultimi anni, un progetto unico condotto da scienziati dell’Università statale di Mosca e dell’Università statale di San Pietroburgo ha catturato l’attenzione della comunità scientifica. Questo studio si concentra sull’osservazione dell’attività cerebrale dei monaci buddisti durante la meditazione tantrica, una pratica profonda che viene svolta nei monasteri buddisti in India e Nepal.
Il progetto è nato grazie a un dialogo avviato nel 2017 tra gli studiosi russi e indiani, facilitato dalla raccomandazione e dal sostegno attivo del 14° Dalai Lama. Durante la conferenza “The Nature of Consciousness” a Delhi, la delegazione russa, guidata dall’accademico Konstantin Anokhin, ha incontrato rappresentanti di alto rango del buddismo per discutere di questioni legate alla coscienza e al cervello. Questo incontro ha gettato le basi per un’ulteriore collaborazione che ha portato alla creazione del progetto di ricerca nei monasteri buddisti tibetani in India.
Sotto la guida dell’accademico Svyatoslav Medvedev, il progetto ha iniziato nel 2019, concentrandosi principalmente sulle scuole Gelug, Kagyu e Nyingma. Tuttavia, ciò che rende questo lavoro così unico è il fatto che gli studiosi stanno studiando pratiche tantriche profonde che sono raramente accessibili a estranei. Solo grazie alla raccomandazione del Dalai Lama e all’approvazione da parte degli abati dei monasteri, gli scienziati hanno ottenuto il permesso di condurre la ricerca.
L’obiettivo principale dello studio è comprendere i processi che avvengono nel cervello durante la meditazione e identificare i cambiamenti nella coscienza che si verificano durante questa pratica. Gli scienziati utilizzano tecniche all’avanguardia come la neurofisiologia e le interfacce cervello-computer per acquisire dati dettagliati e ottenere nuove conoscenze sulla natura della coscienza e sulla sua relazione con il cervello.
I monaci buddisti, con le loro profonde pratiche di meditazione, offrono un’opportunità unica di esplorare la mente e la coscienza da un punto di vista diverso. Attraverso varie tecniche di meditazione, i monaci conducono un’auto-osservazione interiore, esplorando i loro pensieri, la memoria e le emozioni. Questa preziosa esperienza e conoscenza dei monaci stanno ispirando gli scienziati russi nella loro ricerca.
Uno dei punti focali della ricerca è la meditazione tantrica, in cui i monaci cercano di dissolvere i pensieri e le forme, raggiungendo uno stato mentale chiamato “luce chiara” o “coscienza di chiara luce”. Attraverso l’uso di sensori elettroencefalografici e biochimici posizionati sulla testa dei monaci in meditazione, gli scienziati raccolgono dati sull’attività cerebrale e il flusso sanguigno nella corteccia cerebrale. I ricercatori hanno già osservato che diverse aree del cervello mostrano livelli di saturazione di ossigeno diametralmente opposti durante diversi momenti della meditazione tantrica.
Oltre alla raccolta di dati oggettivi, gli studiosi conducono conversazioni dettagliate con i monaci per comprendere meglio la natura delle loro meditazioni. Nonostante alcuni aspetti delle pratiche dei monaci siano segreti e non possono essere completamente comunicati a parole, gli scienziati sperano che il dialogo con i monaci e l’analisi dei dati raccolti possano portare a nuove conclusioni scientifiche significative.
La professoressa Tatiana Chernigovskaya, un’autorità nel campo delle neuroscienze, segue attentamente il progetto di ricerca e ha condiviso alcune osservazioni preliminari. Ha notato che durante la meditazione, l’emisfero destro del cervello svolge un ruolo importante, mentre l’emisfero sinistro, associato alla logica e agli algoritmi, sembra essere meno coinvolto. Questo suggerisce che durante lo stato di meditazione, la persona non si affida completamente al pensiero logico. Inoltre, un’interessante scoperta è che molte delle aree cerebrali studiate mostrano bassi livelli di metabolismo durante la maggior parte del tempo.
Nonostante queste osservazioni promettenti, i ricercatori sono consapevoli che è necessario analizzare ulteriormente i dati raccolti per trarre conclusioni scientifiche più accurate. Tuttavia, anche in questa fase preliminare, lo studio sta aprendo nuove porte e arricchendo la nostra comprensione del cervello e della coscienza. La possibilità di confrontare i dati oggettivi con l’esperienza interiore dei monaci rappresenterebbe una scoperta mondiale e un sogno per molti scienziati interessati a esplorare i misteri del cervello umano.
Mentre gli scienziati russi continuano ad attendere con impazienza i risultati di questa ricerca, è chiaro che l’interesse per lo studio del cervello e della coscienza continuerà a crescere. Speriamo che questi sforzi portino a nuove scoperte significative e a una maggiore comprensione della complessità della mente umana.