Negli ultimi anni, che si tratti di chiedere in modo fantasioso la mano della propria fidanzata, pubblicizzare l’apertura di un nuovo negozio o festeggiare una ricorrenza particolare, la parola d’ordine è una sola: Flash Mob.
Una parola naturalmente mutuata dall’inglese, ma essenzialmente di cosa si tratta?
Questo termine è stato coniato nel 2003 per indicare un assembramento improvviso di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, che si dissolve nel giro di poco tempo, con la finalità comune di mettere in pratica un’azione insolita.
In soldoni, i partecipanti all’azione (flashmobbers o mobbers) in genere si accordano tramite internet e si incontrano in un punto prestabilito per realizzare assieme un’azione corale che non ha alcun senso, se non contestualizzato e per un determinato fine, sovente pubblicitario.
Esistono diverse tipologie di questa manifestazioni, e a seconda del fine le regole possono essere illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che lo “show” abbia inizio o possono essere diffuse con un anticipo tale da consentire ai partecipanti di prepararsi adeguatamente.
La caratteristica essenziale però è comune a tutti: nel luogo prestabilito i partecipanti compiono l’azione e poi si disperdono con la stessa rapidità con cui sono apparsi.