Chi per un motivo chi per un altro, chi per combattere gravi patologie, chi per aiutare magari semplicemente l’organismo a ritrovare la sua energia, tutti noi abbiamo a che fare con farmaci e sieri.
La parola farmaco deriva dal greco pharmakon, che vuol dire “rimedio, medicina”, ma anche “veleno”. È un termine dal significato più ampio di medicamento, che indica i prodotti usati a scopo terapeutico per curare le varie patologie mediche. Un farmaco può essere utilizzato o somministrato allo scopo di ripristinare, correggere, modificare funzioni fisiologiche, esercitando un’azione farmacologica, immunologica o metabolica, oppure per stabilire una diagnosi medica. Un farmaco può anche essere utilizzato per sospendere o far cessare funzioni fisiologiche.
Com’è noto, i farmaci possono essere assunti tramite diverse vie; le principali sono la via orale, la via sublinguale, la via topica, la via parenterale e la via rettale.
La somministrazione dei farmaci per via orale , cioè per bocca, è probabilmente la modalità più comune. I farmaci da assumere per bocca possono essere di vario tipo: pillole, capsule, compresse, sciroppi, polvere da sciogliere in un liquido apposito o in acqua.
Le capsule sono preparazioni farmaceutiche monodose destinate alla somministrazione orale. Costituite da un involucro di consistenza dura o molle, di varia forma e capacità, le capsule contengono al proprio interno granulati, polveri o miscele oleose; se il contenuto della capsula è liquido, si parla più comunemente di perle. Le capsule si usano soprattutto in sostituzione di altre forme farmaceutiche meno tollerate, quali tisane o sciroppi, nel caso in cui i farmaci o gli integratori abbiano sapori amari o non graditi; spesso, inoltre, è necessario ricorrere alle capsule per l’impossibilità tecnica di formare compresse.
Una compressa, invece, è una forma farmaceutica solida contenente una dose unica di uno o più principi attivi, ottenuta generalmente per compressione di un volume di particelle (in genere polveri). Le compresse sono la forma farmaceutica più comoda e favorevole per la compliance del paziente.
Compresse, tagliarle o schiacciarle può compromettere l’efficacia
Di varie dimensioni, spesso non è proprio così semplice ingerirle quando arrivano ad avere una grandezza rilevante, e quindi ognuno di noi, almeno una volta, le ha spezzate per riuscire ad ingoiarle meglio.
Un gesto quasi istintivo, ma a quanto pare non privo di conseguenze: gli esperti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), riuniti a Napoli per il 62° Congresso Nazionale, hanno messo infatti in guardia contro i rischi della pratica diffusa, soprattutto tra gli anziani, di schiacciare o dividere le pillole a metà per deglutirle più facilmente o per ‘aggiustare’ le dosi della terapia.
Nello specifico, secondo gli esperti alterare la struttura dei farmaci può ridurre l’efficacia della terapia e aumentare il rischio di effetti collaterali, perché in 1 caso su 3 la divisione delle pillole è diseguale e ne comporta una piccola perdita. Di conseguenza il dosaggio che si assume può essere diverso di almeno il 15% rispetto a quello prescritto. Modificando la formulazione dei medicinali assunti e con una corretta valutazione delle difficoltà di deglutizione è tuttavia possibile ridurre fino al 70% la necessità di tritare o dividere i farmaci, diminuendo di conseguenza i possibili eventi avversi.
Non vanno spezzate né schiacciate, pena la perdita di efficacia e di tollerabilità, neanche le compresse gastroresistenti, come ad esempio esomeprazolo, progettate con un film esterno per superare la barriera dello stomaco e sciogliersi nell’intestino, come pure le capsule rivestite e quelle a rilascio lento o prolungato.
I dati raccolti dalla Sigg mostrano che la pratica di alterare i farmaci è un’abitudine diffusa soprattutto nelle RSA, perché molti pazienti non riescono a deglutire le compresse intere a causa di patologie come demenza o ictus o anche per la presenza di un sondino naso-gastrico.
In conclusione, il consiglio agli anziani è quello di cercare di ingoiare le compresse tutte intere e di limitare al massimo il ricorso al taglio o alla triturazione, se non si è in grado di eseguire correttamente l’operazione.