Il trapianto di organi è un intervento chirurgico che consiste nella sostituzione di un organo malato e quindi non più funzionante, con uno sano dello stesso tipo proveniente da un altro individuo che viene chiamato donatore.
Per la maggior parte degli organi e per i trapianti multiorgano – due o più organi – il prelievo avviene da donatore non-vivente, nel caso invece di trapianto di un rene o di una parte del fegato il donatore può essere vivente (si può infatti continuare a vivere con un rene solo e con un fegato non completo perché in grado di rigenerarsi da solo).
Vengono normalmente trapiantati i reni, il cuore, il fegato, i polmoni, il pancreas e l’intestino. Di questi il trapianto di cuore, fegato e polmone costituiscono degli interventi salvavita, mentre il trapianto di rene rappresenta una valida alternativa terapeutica per malati che altrimenti dovrebbero sottoporsi a dialisi, una cura efficace ma molto vincolante per la quale ogni paziente deve sottoporsi a diverse sedute settimanali di 3-4 ore ciascuna.
Il trapianto di organi è un intervento molto delicato non solo per le tecniche chirurgiche, anche se ormai sono affinate al punto da renderlo un’operazione di routine, ma anche per la sfera etica e psicologica nella quale viene proiettato.
Proprio in questi giorni cade un importante anniversario: sono passati 50 anni dal primo trapianto di cuore della storia. Il 3 dicembre del 1967 il chirurgo sudafricano Christiaan Barnard fece diventare Louis Washkansky, un 53enne che soffriva di insufficienza cardiaca grave, l”uomo con il cuore di una giovane donna’.
Il paziente riprese a parlare 33 ore dopo l’intervento, dicendo di sentirsi molto meglio, ma morì 18 giorni dopo per una polmonite. Quello che allora era un intervento straordinario, oggi è quasi “routine”. Al giorno d’oggi ci sono infatti circa 6mila trapianti di cuore l’anno nel mondo, mentre nel 2016 in Italia ne sono stati effettuati 267.
Trapianto utero, nato il primo bambino in America
E, grazie ai passi da gigante che sta facendo la scienza, speriamo che anche il trapianto di utero diventi presto così diffuso.
In queste ore intanto è stato fatto un grandissimo passo in avanti: è nato in Texas il primo bimbo concepito negli Usa con fecondazione assistita successiva a trapianto di utero.
E’ la prima volta che accade negli Stati Uniti. In una clinica sperimentale di Dallas, una donna nata senza l’utero ha partorito, dopo aver fatto il trapianto.
Un tipo di intervento che ha debuttato nel 2012 a Göteborg, in Svezia(il primo bebè al mondo figlio di una madre con utero trapiantato era venuto alla luce proprio nel Paese scandinavo nel settembre 2014), e che secondo gli ultimi dati diffusi ha già permesso 8 nascite.
“Ci siamo preparati a lungo a questo momento”, ha detto a Time la dottoressa Liza Johannesson. “Credo che tutti avessero le lacrime agli occhi quando si è iniziato a intravedere il bambino”.
Sempre secondo il ‘Time‘, la stessa clinica di Dallas sta seguendo anche un’altra paziente che è riuscita a ottenere una gravidanza dopo un trapianto d’utero. Diversi gli interventi effettuati sinora dall’ospedale, alcuni dei quali non andati a buon fine, con la necessità di rimuovere l’organo.
“Questa nascita aiuterà a migliorare la ricerca, perché è la prima volta che viene replicata altrove. Questo evento è ugualmente, se non addirittura più importante del precedente“, ha aggiunto la dottoressa Johannesson.