Nonostante la vita gli abbia riservato grandi soddisfazioni e riconoscimenti, neppure nella sua esistenza sono mancati momenti difficili e bui, e sono proprio questi che lo hanno spinto a diventare l’uomo che oggi è.
Vasco Rossi si è raccontato a Don Luigi Ciotti, nel corso della trasmissione “A sua immagine”, in onda su RaiUno.
I due hanno parlato di emarginazione e di immigrazione (traendo spunto da “Mi si escludeva”), di pregiudizi e intolleranza (attraverso “Buoni o cattivi”), di libertà, vite spericolate e anche della loro differente visione dell’aldilà e della fede.
Vasco mette subito in chiaro le cose: “Sono caduto, ho fatto un sacco di errori nella vita ma sono riuscito a rialzarmi“.
Una bella occasione per conoscere meglio Vasco Rossi sotto il profilo umano e per comprendere meglio i suoi testi e la sua musica. “Nelle canzoni – dice in un momento del colloquio con don Ciotti – racconto le mie debolezze. Penso che Vita spericolata sia una delle canzoni più fraintese. È un inno alla vita, alla vita vissuta intensamente”.
Il rocker, che ha battuto ogni record con il mega concerto di Modena con cui ha festeggiato i suoi primi 30 anni di carriera, ha parlato naturalmente anche di fede, del cammino affrontato nel corso della propria vita e di quel sentimento andato perduto.
Vasco ha rivelato che i suoi genitori erano molto religiosi, eppure nonostante ciò, ha avuto un pessimo rapporto con la religione.
Man mano che cresceva era sempre più scettico finché, a 15 anni, era maturato la consapevolezza di aver perso la fede.
Senza tentennare minimamente davanti a don Ciotti, e con il cuore in mano, Vasco ha detto: ‘Ognuno deve avere la propria fede e risponde alla propria coscienza. Dio non esiste e penso che dopo la morte non ci sia più nulla’.
Don Ciotti non si è indignato, anzi ha apprezzato la sincerità del Blasco e, prendendo in prestito le parole di Papa Francesco, ha asserito: ‘Meglio un non credente che un credente ipocrita’.