I Testimoni di Geova sono un movimento religioso cristiano, teocratico, millenarista e restaurazionista; originariamente denominati “Studenti Biblici”, derivano dalla congregazione di un gruppo di studenti della Bibbia fondata nel 1870 in Pennsylvania da Charles Taze Russell, e sostengono di praticare il ripristinato cristianesimo del I secolo.
I testimoni di Geova hanno persino subito deportazioni da parte del regime nazista. Credono nel valore salvifico del sacrificio di Cristo, nel valore delle sacre scritture e nel regno di Dio, sono molto vicini all’etica di vita cattolica in generale, ritengono però possibile il divorzio, nel solo caso di relazioni extra coniugali. Non credono nella santissima Trinità, nel purgatorio, nell’inferno, nell’immortalità dell’anima, nella verginità della Madonna. Non festeggiano il Natale e i compleanni considerate feste pagane.
Credono di essere l’unica vera religione, mentre le altre sono contraffazioni diaboliche, non sono dunque d’accordo a nessuna forma di dialogo interreligioso ne tantomeno di ecumenismo, e questo li differenzia enormemente dalla stragrande maggioranza delle confessioni religiose in Italia e nel mondo.
Come è comunemente risaputo, i Testimoni di Geova hanno anche un rapporto controverso con la medicina, soprattutto quando si parla di sangue e di trasfusioni.
Nello specifico, chi segue questo credo rifiuta ogni tipo di trasfusione, per una questione di natura religiosa, non medica, come ci tengono essi stessi a sottolineare. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, secondo la loro interpretazione, si trova il chiaro comando di astenerci dal sangue (Genesi 9:4; Levitico 17:10; Deuteronomio 12:23; Atti 15:28, 29). Inoltre agli occhi di Dio il sangue rappresenta la vita (Levitico 17:14). Pertanto non accettano il sangue non solo per ubbidienza a Dio, ma anche in segno di rispetto per lui in quanto Datore di vita.
Una scelta molto rischiosa, soprattutto quando ci si trova a dover combattere per la vita, o si deve essere sottoposti a interventi rischiosi.
Per fortuna, ormai, migliaia di medici in tutto il mondo eseguono complessi interventi chirurgici senza ricorrere alle trasfusioni di sangue, cercando di ridurre al minimo le perdite ematiche. Tali alternative alle emotrasfusioni vengono usate anche in paesi in via di sviluppo, e vengono richieste anche da molti pazienti non Testimoni.
Un esempio di quello che si riesce a fare, rispettando il volere del paziente, ci viene da Torino, dove nelle scorse ore un uomo originario di Napoli e affetto da una malattia vascolare relativamente rara, la dissezione o disseccazione aortica, è stato operato, con successo, al Maria Pia Hospital utilizzando un’innovativa tecnica chirurgica cosiddetta, bloodless, cioè senza sangue.
“Nel periodo trascorso dall’ingresso in Pronto Soccorso a Napoli all’arrivo al Maria Pia Hospital – spiega Sebastiano Marra, direttore del Dipartimento Cardiovascolare della struttura torinese – il livello dell’emoglobina aveva subito un preoccupante abbassamento. Per questo motivo siamo ricorsi a un protocollo sperimentale: la situazione presentava analogie con pochissimi altri esempi descritti già trattati (7 in tutto al mondo in 13 anni), per la stimolazione rapida degli eritrociti”.
“Con la tecnica bloodless ogni singola goccia va salvata. Le garze imbevute – ricorda Marra – non sono gettate ma conservate e ripulite allo scopo di recuperare tutto il sangue disponibile”.
L’intervento durato 5 ore ha coinvolto 5 cardiochirurghi diversi e permesso di sviluppare ulteriormente una prassi, utili a tutti i pazienti sia Testimoni che non, volta a ridurre al minimo le perdite ematiche. Ma nello stesso tempo volta al recupero rapido del paziente, che ora sta bene e che potrà presto tornare ad una vita normale.