Riscaldamento globale, WWF: “Perso il 40% dei ghiacciai alpini”

VEB

Il WWF lancia l’allarme: a causa dei cambiamenti climatici il ghiaccio sulle Alpi si è praticamente dimezzato, in soli 50 anni. Inoltre, aggiunge Coldiretti: “Per effetto dei cambiamenti climatici la coltivazione dell’ulivo in Italia è arrivata a ridosso delle Alpi dove la presenza della vite è a quasi 1200 metri di altezza”.

Sulle nostre Alpi si è passati dai 519 chilometri quadrati di ghiacciai del 1962 agli attuali 368, il 40% in meno. I ghiacciai delle Alpi ma anche dell’Himalaya, l’Alaska, la Patagonia, gli Urali e il Kilimangiaro, che fungono da serbatoio d’acqua dolce durante i mesi caldi, indispensabili per l’agricoltura, si sono ridotti fino al 75%, in particolare quelli sotto ai 3000 metri.

Questi i dati del report del WWF, chiamato “Ghiaccio bollente”, il quale lancia l’allarme dello scioglimento dei ghiacciai, soprattutto per quello che riguarda l’Artide e l’Antartide: “Il problema non è così remoto come sembra: dal ghiaccio del pianeta dipendono risorse idriche, mitigazione del clima, equilibrio degli Oceani, emissioni di gas serra. Lo scenario peggiore per l’IPCC al 2100 prevede un innalzamento del livello dei mari da 52 a 98 centimetri. Le ripercussioni sulle società umane sarebbero enormi. Attualmente il 60% della popolazione si trova concentrato sulle zone costiere del mondo entro i 100 km dalla costa”.

“Lo scioglimento dei ghiacci della Terra riguarda animali cui siamo molto affezionati, ma riguarda molto vicino anche gli esseri umani: la lettura del quadro d’insieme è impressionante – dichiara il WWF – Il 2015 è un anno cruciale per le decisioni che la comunità internazionale dovrà prendere, a partire dal Summit delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per i prossimi 15 anni (New York 25-27 settembre) e la COP21 di Parigi sul Cambiamento Climatico. Uscire dai combustibili fossili, a partire dal carbone, deve essere l’obiettivo ineludibile dell’intera umanità, è la condizione per cercare di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C e scongiurare gli scenari più catastrofici. Conosciamo i rischi, grazie alle ricerche scientifiche e, purtroppo, anche dalle osservazioni sul campo nel lavoro che come WWF svogliamo tutti i giorni. Nelle aree montuose in tutto il mondo e nelle regioni artiche e antartiche, le popolazioni locali guardano spaventate il loro mondo che si trasforma e considerano il cambiamento climatico una minaccia presente e un possibile incubo futuro. E questi stravolgimenti non rischiano di riguardare soltanto loro. Oggi possiamo agire, oggi dobbiamo agire: abbiamo le alternative ai combustibili fossili pronte, sono fonti rinnovabili e pulite; insieme all’uso razionale ed efficiente di energia e materiali, possiamo farcela e offrire a tutti nuove opportunità”.

Un’altra conseguenza del riscaldamento globale è quella segnalata dalla Coldiretti, la quale descrive come la coltivazione dell’ulivo in Italia sia arrivata a ridosso delle Alpi, a quasi 1200 metri di altezza: “Negli ultimi dieci anni la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno”, spiega la Coldiretti.

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