Come al solito, quando si parla d’Italia, i numeri che ci si trova dinanzi sono a dir poco contrastanti: se il nostro paese, ad esempio, può vantare una popolazione anziana molto longeva ed in salute, parallelamente deve affrontare subito il problema dell’obesità infantile, con un bambino su tre che soffre di problemi di sovrappeso.
Secondo il rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) “Health at a Glance 2015” su salute e sanità, nel nostro paese «i tassi di sovrappeso e obesità tra i bambini sono tra i più alti al mondo». In particolare tra i bambini fino ai 9 anni il tasso di sovrappeso rilevato è del 36% per i maschi e del 34% per le femmine. L’Italia è al quinto posto tra i membri dell’organizzazione, dietro solo a Grecia, Gran Bretagna, Usa e Nuova Zelanda.
Il nostro paese è al top invece per quanto riguarda l’aspettativa di vita che arriva a 82,8 anni: è il quarto paese dietro a Giappone, Spagna, Svizzera e Francia. In termini generali le donne continuano ad avere un’aspettativa di vita superiore di 5 anni rispetto agli uomini, ma questo divario si è ridotto di 1,5 anni a partire dal 1990. Le persone con un più alto livello di istruzione, secondo l’Ocse, possono aspettarsi di vivere in media sei anni più a lungo.
La qualità dell’assistenza sanitaria e delle cure ospedaliere in Italia “rimangono al di sopra della media Ocse in molte aree, nonostante i livelli di spesa sanitaria inferiori”, ma alcuni indicatori dello stato di salute “sono negativi per bambini e anziani”. La spesa sanitaria, pubblica e privata, negli anni tra il 2011 e il 2013 in Italia ha vissuto una progressiva contrazione, che secondo i dati preliminari dovrebbe proseguire anche nel 2014, anche se a ritmo inferiore (-0,4%, contro il -3,5%). A calare è stata in particolare la spesa farmaceutica, con un netto aumento della quota di mercato dei farmaci generici, che resta però tra le più basse nell’area Ocse (11% in valore e 19% in volume, superiore solo a Svizzera e Lussemburgo). Il quadro globale del sistema resta comunque positivo, secondo l’organizzazione, anche se emergono criticità per le fasce d’età più basse e più elevate.
L’Ocse quindi conclude invitando a fare di più su “assistenza agli anziani e prevenzione di malattie non trasmissibili” e fattori di rischio come alcool, tabacco e cattive abitudini alimentari.