Se è vero che è giusto tutelare, anche economicamente, la famiglia di un grande autore, garantendogli i diritti d’autore, è altrettanto vero che il possesso di questi non deve diventare un’arma, arrivando persino a vietare la diffusione di opere che fanno ormai parte del patrimonio artistico nazionale.
Tante le iniziative proposte negli anni per celebrare e valorizzare le grandissime canzoni senza tempo di Lucio Battisti, tutte però puntualmente bocciate dagli eredi del cantante, con in testa la moglie Maria Grazia Veronese che controlla la società Edizioni Musicali Acqua Azzurra detentrice dei diritti sulle canzoni di Battisti e che stando a quanto denunciato da più parti si opporrebbe sistematicamente a qualsiasi proposta.
Negli ultimi giorni ben due quotidiani nazionali sono tornati sulla faccenda, Il Giornale e La Repubblica, denunciando l’assenza dalle piattaforme musicali dell’opera di Battisti e l’uso pubblico del suo nome.
“Il canto libero di Battisti non può essere ingabbiato” denuncia Repubblica.
Contemporaneamente il coautore di buona parte della canzoni incise da Battisti, cioè Mogol, lamenta che la fermezza con cui la signora Grazia Letizia Veronese nega il riuso di quelle canzoni a fini commerciali – ad esempio nella pubblicità – lo danneggia, impedendogli di trarne la sua legittima quota di vantaggio economico.
Sempre su Repubblica è stata scritta una lettera aperta, indirizzata proprio alla vedova: è estremamente improbabile che la destinataria si prenda la briga di fornire risposte o motivazioni, ma almeno, a distanza di molti anni dalla scomparsa di Lucio, il fatto che se ne parli ancora è segnale evidente che Battisti è un artista indimenticato del nostro panorama musicale.