Per Tito Boeri, Presidente dell’INPS, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, le donne sono penalizzate anche nel trattamento delle pensioni.
Il ragionamento di Tito Boeri, in audizione oggi alla Camera, non fa una grinza: le donne incassano pensioni più basse perché, anche a parità di lavoro, ancora oggi percepiscono uno stipendio più basso rispetto a quello degli uomini.
In più le regole delle pensioni finiscono per avvantaggiare l’altra metà del cielo che raggiunge un’anzianità contributiva maggiore. Perciò per Boeri “ci sono sproporzioni” nel trattamento pensionistico.
E non ha torto il presidente dell’INPS. In Italia, infatti, la spesa media delle pensioni degli uomini fa registrare il 41,4% rispetto a quella delle donne.
Le donne lo scorso anno, ha detto Boeri, “rappresentavano il 52,9% dei beneficiari di trattamenti pensionistici”, ma “la spesa a loro riservata si fermava al 44,2%”.
Perciò, anche se le pensionate superano in numero i pensionati, l’esborso medio per i loro assegni pensionistici è di gran lunga inferiore.
Poi Tito Boeri fa notare che “nel 2006 la spesa media per prestazione era più alta del 44% per gli uomini che per le donne”, mentre nel 2014 il gap si è ridotto al 41%. In ogni caso le “sproporzioni” e sono dovute “a due aspetti: il mercato del lavoro e le regole pensionistiche”.
“Una grossa parte della disparità – spiega il Presidente dell’INPS – è legata alle pensioni di anzianità che hanno avvantaggiato gli uomini”.
Questi, infatti, godono di “una maggiore anzianità contributiva“. Tanto che, “le pensioni di anzianità 4 volte su 5 sono a vantaggio degli uomini”.
Infine arriva l’invito al Governo: “Non bisogna ripristinare vecchi criteri pensionistici.
Se si vuole introdurre maggiore flessibilità dobbiamo porre dei criteri di natura anagrafica e non contributiva”.
“Se questo non si farà – conclude Boeri- tutto andrà a vantaggio degli uomini” per l’ennesima volta.