Uno studio accerta che ci sono minori probabilità di infarto, o comunque di problemi al cuore, per i laureati.
Quindi la laurea non fa bene solo alla nostra mente, alle nostre conoscenze, ma in qualche misura anche al corpo in senso stretto.
Perciò, almeno per quanto riguarda gli infarti e simili, c’è una ragione di più per portare a casa questo pezzo di carta che, nei giorni nostri, a volte serve, a volte no.
Il 31 agosto è stato pubblicato uno studio che riporta una interessante e importante relazione fra il raggiungimento del titolo di laurea e la riduzione del rischio di malattie coronariche.
La ricerca è stata fatta congiuntamente da tre università, quella di Londra, quella di Oxford e quella di Losanna, in collaborazione con altri enti importanti, come l’Università dell’Insubria, interessata attraverso il Centro Ricerche Epidemiologico e di Medicina Preventiva diretto dal Professor Marco Ferrario.
La scelta del centro italiano è stata fatta per coordinare e analizzare i dati raccolti per la ricerca in relazione alle popolazioni europee interessate.
In particolare l’Università dell’Insubria aveva già lavorato sul nesso e sulle relazioni esistenti fra malattie cardiovascolari e disuguaglianze sociali.
In realtà, nonostante la relazione fra il livello di scolarità e la probabilità di rischio coronarico, si conoscesse già da qualche tempo, si è sempre data la prevalenza a cause come la scarsa attività fisica, il fumo, la mancanza di diete corrette.
Si tratta della prima ricerca che utilizza tecniche innovative per evidenziare il collegamento fra infarto e educazione, utilizzando l’ereditarietà dei tratti genetici dai genitori.
Certi bambini ricevono tratti genetici più predisponenti a stare a scuola, allo studio; per altri bambini è vero il contrario.
Secondo questo, gli studiosi si sono posti la domanda: “Gli individui che ricevono alla nascita tratti genetici predisponenti a una maggiore scolarità, hanno anche minor rischio di evento coronarico durante la vita?”.
La risposta per alcuni versi è clamorosa: dallo studio risulta che solo 3,6 anni di scolarità in più, diminuiscono addirittura del 33% la probabilità di importanti eventi coronarici.
A proposito il Dottor Giovanni Veronesi, uno degli autori dello studio, precisa: “Lo studio apre un nuovo capitolo nella lotta alle malattie cardiovascolari, che ancora oggi sono tra le prime cause di morte in Europa e in Italia. Questi risultati devono stimolare il dialogo fra la comunità medico-scientifica, la classe politica e gli operatori di public health per la pianificazione di strategie volte a incoraggiare adolescenti e giovani a migliorare sempre il proprio livello di educazione”.