In una remota area dell’Amazzonia, esiste una tribù che vive senza alcuna nozione di passato o futuro. Lungo le sponde del fiume Maisi, nella foresta amazzonica brasiliana, risiede la comunità Pirahã, un piccolo gruppo di meno di 500 individui che ha suscitato l’interesse di linguisti e antropologi per decenni. La loro lingua unica ha scatenato dibattiti tra gli esperti, sfidando idee consolidate sul funzionamento del linguaggio umano.
Ciò che rende la lingua Pirahã così straordinaria è l’assenza della ricorsione, ovvero la capacità di creare frasi complesse inserendo una frase all’interno di un’altra, una caratteristica comune alla maggior parte delle lingue del mondo. Al contrario, i Pirahã comunicano attraverso frasi brevi e semplici, un aspetto che ha colpito profondamente il linguista Daniel Everett quando, nel 1977, arrivò tra di loro con l’intenzione di diffondere il Vangelo.
Un altro tratto distintivo della lingua Pirahã è l’assenza di tempi verbali tradizionali. Il loro linguaggio è interamente focalizzato sul presente, senza forme verbali che denotino chiaramente passato o futuro. Questo si riflette anche nel loro stile di vita, improntato al vivere nel “qui e ora”, senza piani a lungo termine, ma con un’attenzione particolare ai bisogni immediati dettati dall’ambiente che li circonda.
La lingua Pirahã è priva di un sistema numerico convenzionale. I membri della tribù utilizzano solo termini generici come “pochi” o “molti” per esprimere quantità, mettendo in dubbio l’idea che la capacità di contare sia universale e insita nell’essere umano.
Un’altra peculiarità di questa lingua è la sua flessibilità comunicativa. Oltre a parlare, i Pirahã usano il canto e i fischi come mezzi di espressione. Grazie alla natura tonale del loro linguaggio, riescono a trasmettere significati usando solo ritmo e intonazione.
Per i Pirahã, la lingua non è solo un mezzo per comunicare, ma un elemento che modella il loro modo di pensare. Alcuni linguisti sostengono che il linguaggio che parliamo influenzi il nostro modo di percepire e interpretare il mondo, e il caso dei Pirahã ne è una dimostrazione. Il loro linguaggio riflette una visione del mondo focalizzata sull’esperienza immediata e diretta.
L’esperienza di Daniel Everett tra i Pirahã non si è limitata a cambiare la sua comprensione del linguaggio. Arrivato con l’intento di evangelizzare, Everett ha finito per essere lui stesso profondamente trasformato. Dopo aver trascorso del tempo con la comunità, le sue certezze religiose sono state messe in discussione, portandolo a rientrare a casa come ateo, rivoluzionato dall’incontro con questa affascinante cultura.