I sogni tra suoni e visioni
La maggior parte di noi associa i sogni soprattutto a immagini vivide e surreali, ma in alcuni casi possono emergere percezioni uditive altrettanto intense. Secondo alcuni studiosi, questo fenomeno ricalca parzialmente quanto accade in determinati stati psicotici, in cui la percezione della realtà risulta alterata. Sebbene non si tratti di un paragone perfetto, risulta utile per capire meglio come il cervello “fabbrichi” suoni durante il sonno.
Il confine sfumato tra realtà e sogno
Esperienze come le allucinazioni ipnopompiche (quelle vivide sensazioni che a volte avvertiamo al risveglio) o la paralisi del sonno evidenziano come, in alcuni momenti, il confine tra sonno e veglia diventi molto sottile. Ciò solleva una domanda intrigante: che tipo di suoni percepiamo davvero nei nostri sogni?
Come il cervello integra i suoni esterni
Mentre dormiamo, il nostro cervello è tutt’altro che inattivo. In particolare durante la fase REM, il corpo è immobilizzato ma il cervello elabora attivamente informazioni da diverse aree:
- Memoria ed emozioni: si attivano le regioni che elaborano ricordi ed emozioni, dando ai sogni una forte carica emotiva.
- Logica e percezione del suono “reale”: si riduce l’attività delle aree responsabili del pensiero critico e della percezione sensoriale diretta.
Nonostante ciò, alcuni rumori esterni possono comunque infiltrarsi nel sogno. Ad esempio, il suono di una sveglia o di un vicino che cammina può essere inglobato nella trama onirica. Se però il suono diventa troppo acuto o invadente, il cervello lo identifica come una possibile minaccia e ci fa svegliare.
Suoni senza una fonte esterna
Oltre ai rumori reali integrati dal cervello, esistono anche quei suoni – come voci o musica – che non hanno alcuna origine concreta. In questo caso, la corteccia uditiva può creare da zero queste sensazioni, attingendo a ricordi e frammenti di conversazione immagazzinati.
Secondo uno studio del 2020, ben l’83% dei partecipanti che udivano suoni nei sogni riferiva di ascoltare conversazioni e, nel 60% dei casi, di esserne protagonisti. Pur essendo una ricerca su un campione ridotto, risulta tra le poche a concentrarsi specificamente sull’udito onirico.
Memoria ed emozioni in gioco
Le ipotesi scientifiche suggeriscono che il cervello impieghi i nostri ricordi – e in particolare quelli emotivamente connotati – per dare vita a voci, suoni e persino colonne sonore dentro i sogni. Il sistema limbico, che regola l’elaborazione delle emozioni, si attiva durante la fase onirica, inserendo i suoni in contesti di forte impatto emotivo.
Perché i sogni appaiono così credibili?
Un aspetto decisivo è la ridotta attività dei lobi frontali, responsabili del pensiero critico e della valutazione della realtà. Quando queste aree “abbassano la guardia”, il cervello tende ad accettare come reali anche gli elementi più bizzarri. Parallelamente, l’amigdala – legata alle risposte emotive – diventa più attiva, intensificando le sensazioni che proviamo durante il sonno.
Un campo ancora tutto da esplorare
Nonostante i progressi della ricerca, i sogni continuano a rappresentare un affascinante mistero. Gli scienziati stanno ancora cercando di comprendere a fondo il ruolo delle percezioni sensoriali nei sogni, inclusa la creazione di suoni senza fonti esterne. Nel frattempo, chi desidera approfondire questo ambito può trovare numerosi studi e risorse specializzate su come il cervello elabora le esperienze oniriche.