Sei anni di stipendio senza mai presentarsi in ufficio: la storia (vera) di Joaquin Garcia
Un ingegnere spagnolo è diventato famoso in tutto il mondo per un episodio surreale che sembra uscito da una sitcom. Joaquin Garcia, oggi 69enne, ha percepito regolarmente il suo stipendio per ben sei anni senza mettere piede sul posto di lavoro.

Tutto è venuto alla luce nel momento più ironico possibile: l’azienda per cui lavorava lo ha convocato per consegnargli un premio per i suoi 20 anni di servizio. Solo allora ci si è accorti che l’uomo non si vedeva da anni, e che nessuno aveva mai realmente monitorato la sua presenza o produttività.
Il cortocircuito burocratico che ha reso possibile la truffa
Garcia era stato incaricato di supervisionare un impianto di depurazione a Cadice, ma a causa di una confusione tra due dipartimenti – il consiglio comunale e l’ente idrico – nessuno ha più verificato le sue mansioni. Ciascun ufficio pensava che l’altro stesse gestendo il suo ruolo.
Garcia, inizialmente assente per tensioni personali e ambienti di lavoro ostili, al suo ritorno ha scoperto di non avere più incarichi. Così ha smesso di andare a lavorare, ma senza mai dimettersi.
Nel frattempo, l’azienda ha continuato a pagarlo. La scoperta è avvenuta solo quando un collega si è chiesto:
“Ma questo tizio lavora ancora qui? È in pensione? È morto?”
Il verdetto del tribunale: stipendio da restituire e reputazione da difendere
Una volta scoperta la verità, l’azienda ha fatto causa all’ingegnere. Garcia è stato condannato a restituire l’equivalente di un anno di stipendio (circa 21.000 sterline) e le imposte relative. In sua difesa, ha dichiarato di essersi presentato “fuori orario” e di essere stato vittima di mobbing.
Tuttavia, la corte ha stabilito che non ha svolto alcuna attività lavorativa negli ultimi sei anni del suo impiego, prima del pensionamento. Il caso ha diviso l’opinione pubblica: c’è chi lo accusa di truffa e chi, ironicamente, lo considera un “genio invisibile del lavoro”.
La rinascita del caso con il “task covering”: la nuova (finta) produttività della Gen Z
Il caso risalente al 2016 è tornato virale oggi grazie a un fenomeno emergente: il “task covering”, ovvero fingere di essere impegnati al lavoro senza realmente svolgere alcuna attività produttiva. Una pratica diventata popolare soprattutto tra i giovani lavoratori della Generazione Z, molti dei quali hanno iniziato la carriera durante la pandemia.
Nel mondo post-Covid, caratterizzato da smart working, burnout e nuove modalità ibride, si sta diffondendo un approccio in cui l’apparenza conta più della sostanza. Video su TikTok insegnano come sembrare impegnati in ufficio, senza fare nulla di concreto.
I trucchi (inutili ma virali) per sembrare produttivi senza lavorare
Alcuni dei consigli più condivisi sui social includono:
- Camminare velocemente per l’ufficio
- Prendere appunti a caso quando passa il capo
- Guardare lo schermo con aria assorta
- Tenere più schede aperte sul PC
- Spostare pile di fogli inutilmente
- Fingere telefonate con gli AirPods
- Mettere la mano sul mento e annuire
Un utente ha scritto:
“Da 9 mesi sposto gli stessi documenti ogni giorno. Appena il capo gira l’angolo, torno su TikTok.”
Fine dell’era ibrida? Le aziende tornano all’ufficio tradizionale
Con il ritorno al lavoro in presenza in molte aziende, il fenomeno del task covering è diventato un’arma a doppio taglio. Amazon, ad esempio, ha già imposto il rientro in ufficio per tutti i dipendenti, così come molte realtà britanniche, dove 9 lavoratori su 10 sono tornati a lavorare full-time in sede.
Per molti giovani, il passaggio dal comfort del lavoro remoto alla rigidità dell’ufficio è stato difficile. Alcuni si sentono demotivati e ricorrono a espedienti per “sopravvivere” alla giornata lavorativa, piuttosto che dare un contributo reale.
Conclusione: da “impiegati fantasma” a “task coverer”, il volto nascosto del lavoro moderno
La storia di Joaquin Garcia, oggi simbolo dell’impiegato fantasma, riflette una realtà che, seppur estrema, anticipava una tendenza crescente: lavorare senza lavorare. Oggi, più che mai, le aziende devono affrontare non solo il calo di produttività, ma anche il gap tra presenza fisica e contributo effettivo.
Nel frattempo, milioni di utenti online continuano a cercare tutorial per sembrare occupati, mentre forse la vera sfida è un’altra: trovare senso e motivazione nel lavoro stesso.