In un esperimento innovativo ispirato ai metodi classici ma potenziato dalle tecnologie attuali, gli scienziati hanno esplorato il momento di rivelazione in cui un neonato realizza di poter influenzare il suo ambiente attraverso i propri movimenti.
Questa realizzazione è fondamentale per la formazione del concetto di un componente essenziale della coscienza. La domanda su come gli esseri viventi percepiscano il loro potere di agire intenzionalmente ha sfidato le menti brillanti da Newton a Bohr.
Uno studio condotto dalla Florida Atlantic University ha usato un approccio unico, focalizzandosi sui neonati. All’inizio, i neonati erano semplici spettatori. Ma quando una delle loro gambe è stata collegata a un giocattolo rotante sopra di loro, hanno iniziato a notare che potevano controllare quel giocattolo con i loro movimenti.
Questa realizzazione è stata osservata utilizzando tecnologie avanzate di tracciamento dei movimenti. I dati raccolti, come pubblicato nella rivista PNAS, indicano che l’azione nasce dalla comprensione della relazione tra l’individuo e il suo ambiente.
In particolare, mentre il bambino muoveva i piedi, il giocattolo rotante rispondeva. E i ricercatori hanno osservato un ciclo di feedback: più il bambino si muoveva, più il giocattolo rispondeva, incentivando ulteriori movimenti. Questo loop di feedback è stato cruciale per far sì che il bambino riconoscesse il legame tra il proprio movimento e la risposta dell’ambiente.
Un aspetto unico di questa ricerca è stata l’implementazione di un “rilevatore” creato da Aliza Sloan. Questo strumento ha identificato cambiamenti dinamici nei movimenti del bambino, suggerendo che il momento in cui il bambino prende coscienza è simile a un cambiamento di fase in un sistema dinamico.
Interessante è che, sebbene simili esperimenti siano stati condotti dagli anni ’60, questa è stata la prima volta in cui è stato monitorato anche un giocattolo. Questo ha offerto una prospettiva completamente nuova, sottolineando l’importanza dell’interazione tra l’individuo e l’ambiente.
La teoria delle dinamiche di coordinazione, proposta da Kelso, è stata utilizzata come lente attraverso cui analizzare questi dati. Invece di considerare solo l’attività del bambino, gli scienziati hanno anche notato momenti in cui i bambini si fermavano. Questi momenti di inattività, secondo Nancy Jones, sono altrettanto informativi riguardo alla comprensione del bambino sulla propria agenzia.
In sintesi, questo studio ha rivelato che la percezione dell’agenzia deriva da un delicato equilibrio tra azione e inazione. Entrambe le dinamiche aiutano il bambino a definire il proprio ruolo nel mondo che lo circonda.