L’iniezione letale destinata a Thomas Eugene Creech, uno dei più noti serial killer americani, è fallita. Le autorità valutano ora metodi alternativi per le esecuzioni.
In Idaho, un’esecuzione programmata si è trasformata in un caso nazionale: Thomas Eugene Creech, serial killer condannato per almeno cinque omicidi, è sopravvissuto all’iniezione letale lo scorso mese. Dopo oltre un’ora di tentativi, il team medico non è riuscito a trovare una vena adatta per somministrare il farmaco letale.

L’incidente ha riacceso il dibattito sull’efficacia e l’etica della pena di morte negli Stati Uniti, in particolare sull’utilizzo dell’iniezione letale, un metodo sempre più contestato e tecnicamente problematico.
Chi è Thomas Eugene Creech?
Thomas Eugene Creech, oggi uno dei detenuti più anziani nel braccio della morte, ha ricevuto la sua prima condanna capitale nel 1974, dopo aver ucciso due uomini che lo avevano raccolto mentre faceva l’autostop. Salito sul sedile posteriore dell’auto, sparò alle vittime a sangue freddo.
Negli anni successivi, la sua pena venne commutata in ergastolo a seguito dell’abrogazione di una vecchia legge sulla pena di morte. Tuttavia, Creech è stato condannato per altri omicidi in diversi stati, arrivando a un totale di almeno cinque vittime riconosciute. Ha inoltre confessato decine di altri omicidi, anche se molti di questi non sono stati verificati dalle autorità.
L’iniezione letale fallita: cosa è successo?
Il tentativo di eseguire la condanna a morte di Creech si è interrotto quando il personale incaricato non è riuscito a trovare una vena idonea per somministrare la sostanza letale. Dopo circa 60 minuti di tentativi, l’esecuzione è stata sospesa, lasciando le autorità con il dubbio su come procedere.
Deborah Denno, esperta di diritto penale e docente alla Fordham University, ha commentato il caso, evidenziando che l’iniezione letale è diventata sempre meno affidabile nel corso degli anni, principalmente a causa della difficoltà nel reperire i farmaci necessari.
“Questi episodi si stanno ripetendo. Perché non sono ancora pronti a gestirli?”, ha dichiarato Denno a Fox News.
Perché l’iniezione letale è in crisi negli Stati Uniti?
Il sistema dell’iniezione letale è entrato in crisi nel 2009, quando l’ultimo produttore americano del farmaco utilizzato ha cessato la produzione. Da allora, gli stati americani hanno faticato a reperire alternative legali ed efficaci. Le restrizioni imposte da aziende farmaceutiche europee – in particolare italiane – che si oppongono all’uso dei loro prodotti per esecuzioni capitali, hanno aggravato la situazione.
Il ritorno alla fucilazione? L’Idaho valuta metodi alternativi
Dopo il fallimento dell’esecuzione, lo Stato dell’Idaho sta considerando l’introduzione della fucilazione come metodo alternativo per l’applicazione della pena capitale. Un’opzione che, seppur controversa, è considerata da alcuni esperti più efficace e immediata rispetto all’iniezione letale.
Deborah Denno ha inoltre sollevato preoccupazioni sulla professionalità degli esecutori, sottolineando che, a causa della segretezza che circonda il personale incaricato, non è chiaro se siano medici qualificati o abbiano ricevuto adeguata formazione.
Il diritto di scegliere il metodo di esecuzione
Un altro tema emerso dal caso Creech è il diritto dei condannati a scegliere il metodo della loro esecuzione. Alcuni giuristi sostengono che, in mancanza di un metodo sicuro e legittimo, l’alternativa dovrebbe essere fornita come opzione, compresa – in casi estremi – la fucilazione.
Conclusioni
Il caso Thomas Eugene Creech ha messo in luce le profonde criticità del sistema di esecuzioni capitali negli Stati Uniti. La difficoltà di reperire farmaci, l’opacità dei protocolli medici e la crescente pressione internazionale contro la pena di morte stanno spingendo alcuni stati, come l’Idaho, a rivalutare metodi alternativi, con implicazioni etiche e legali ancora tutte da discutere.