Si risveglia dopo un ictus parlando italiano: il caso straordinario di Althia Bryden

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Un caso raro e sorprendente ha attirato l’attenzione del mondo medico: una donna londinese si è risvegliata dopo un ictus iniziando a parlare italiano, nonostante non avesse mai visitato l’Italia né studiato la lingua. Si tratta di Althia Bryden, 58 anni, una pensionata la cui esperienza ha messo in luce una condizione neurologica tanto rara quanto affascinante: la sindrome da accento straniero.

Si risveglia dopo un ictus parlando italiano il caso straordinario di Althia Bryden
foto@pixabay

Un ictus che ha cambiato tutto

Il 4 maggio 2024, Bryden è stata colpita da un ictus causato da un’anomalia della sua arteria carotide, nota come “rete carotidea”. L’episodio l’ha inizialmente lasciata incapace di parlare e con una paralisi nella parte superiore destra del corpo. Solo dopo un intervento chirurgico ad agosto è riuscita a riacquistare la capacità di parlare, ma con un risultato inaspettato: una voce che sembrava provenire da qualcun altro.

“Ricordo il momento in cui ho ripreso a parlare. L’infermiera era sconvolta, proprio come me. Mi sono chiesta: ‘Chi sta parlando?’”, ha raccontato Bryden a PA Real Life. Da quel giorno, ha iniziato a parlare con un marcato accento italiano, incorporando anche espressioni tipiche della lingua, come “mamma mia” e “bambino”.

La rarissima sindrome da accento straniero

La sindrome da accento straniero è una condizione neurologica eccezionalmente rara che può manifestarsi dopo danni cerebrali, come ictus o traumi. Nel caso di Bryden, non si tratta solo di un cambiamento nella pronuncia: il suo modo di parlare si è arricchito di gesti e intonazioni tipiche della cultura italiana, suscitando l’interesse della comunità medica.

“Mi sentivo una sorta di curiosità scientifica”, ha spiegato Bryden. “Nessuno dei medici o terapisti che ho incontrato aveva mai trattato un caso simile nella loro carriera”.

Impatto sull’identità personale

Questo straordinario cambiamento non si limita alla voce. Bryden ha raccontato che persino la sua risata è diversa e che il suo linguaggio del corpo è cambiato, facendola sentire come se qualcuno stesse imitando la sua personalità. “Non so chi sono ora. Le persone non riescono a conoscere la vera me”, ha confessato, evidenziando il forte impatto psicologico che la sindrome ha avuto sulla sua vita.

La diagnosi di afasia, un disturbo del linguaggio spesso associato ai danni cerebrali, ha ulteriormente complicato il suo percorso di recupero. Nonostante queste difficoltà, suo marito Winston, 63 anni, è diventato il suo principale supporto, aiutandola ad affrontare le sfide quotidiane.

Un caso che porta consapevolezza

Il caso di Althia Bryden è uno dei pochi documentati in tutto il mondo, attirando l’attenzione su come eventi neurologici complessi possano influenzare non solo il linguaggio, ma anche il senso di identità personale. L’NHS (Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito) riconosce la sindrome da accento straniero come una rara conseguenza di danni cerebrali, ma rimangono molte incognite su questa condizione.

Bryden, pur affrontando con coraggio le difficoltà, continua a lavorare con gli specialisti per comprendere meglio questa trasformazione e adattarsi al suo nuovo modo di esprimersi. La sua storia non è solo un caso medico straordinario, ma anche un esempio di resilienza di fronte a un cambiamento radicale.

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