Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha dedicato particolare attenzione allo studio dei buchi neri supermassicci, ritenuti possibili chiavi per comprendere il mistero della materia oscura, origine delle onde gravitazionali primarie. Nonostante le numerose ricerche, finora non è stato identificato alcun buco nero supermassiccio in grado di spiegare questi fenomeni. Tuttavia, una nuova ricerca condotta da un team di fisici della National Dong Hwa University di Taiwan e del CERCA presso la Case Western Reserve University potrebbe aprire nuove prospettive.

I ricercatori hanno proposto un approccio innovativo per individuare i buchi neri supermassicci, basato sulla rilevazione di microcanali lasciati da questi oggetti cosmici quando attraversano materiali ordinari. Secondo gli autori dello studio, De-Chang Dai e Dejan Stojkovic, piccoli buchi neri supermassicci potrebbero essere nascosti all’interno di corpi celesti come planetoidi, lune o asteroidi, in particolare se presentano un nucleo liquido avvolto da una crosta solida. Se un buco nero venisse espulso dal centro, la ridotta densità rispetto a un oggetto roccioso standard con nucleo liquido permetterebbe di identificare questi oggetti come potenzialmente cavi.
I ricercatori hanno inoltre calcolato lo stress gravitazionale esercitato da questi piccoli buchi neri, confrontandolo con la resistenza alla compressione dei materiali che formano la crosta terrestre. Hanno scoperto che materiali come il granito potrebbero sostenere strutture cave con un raggio pari a un decimo del raggio terrestre.
Per rilevare i buchi neri supermassicci, gli scienziati suggeriscono di sviluppare sensori in grado di tracciare il passaggio di particelle superscure. Queste particelle, attraversando un materiale solido, lascerebbero dietro di sé un tunnel diritto con un raggio simile a quello della particella stessa. Un metodo promettente sarebbe cercare microtunnel all’interno di materiali comuni o impiegare grandi lastre di metallo levigato per facilitare l’osservazione.
La scoperta di buchi neri supermassicci non solo fornirebbe prove fondamentali per la comprensione della materia oscura, ma potrebbe anche risolvere alcuni dei più grandi enigmi cosmologici e aprire nuove strade per la fisica delle alte energie e la cosmologia.
L’interesse per i buchi neri supermassicci è cresciuto a partire dagli anni ’60, quando gli scienziati russi Igor D. Novikov e Yakov Zeldovich ne predissero l’esistenza. Successivamente, Stephen Hawking contribuì in modo significativo a questo campo nel 1974, dimostrando che i buchi neri, contrariamente a quanto si pensava, possono evaporare nel tempo.
Questa nuova ricerca potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella comprensione dell’universo e delle sue componenti più misteriose.
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