Si tratta di una malattia neurodegenerativa, colpisce il cervello ed è, allo stato attuale, progressiva ed irreversibile, principalmente negli anziani è riconosciuta come la forma più comune di demenza praticamente inarrestabile con gli anni e che influisce nella perdite delle funzioni cognitive del cervello, le persone colpite sono tantissime in tutto il mondo, parliamo dell’Alzheimer anche detto: Alzheimer’s Disease: AD.
Ad oggi, 24,2 milioni di persone sono colpite da demenza e ogni anno si contano 4,6 milioni di nuovi casi: il 70% di questi è attribuibile ad Alzheimer.
La malattia dell’Alzheimer non è normalmente ereditaria. Indipendentemente dalla familiarità, tutti possiamo ammalarci a un certo punto della vita. Tuttavia, è nota ora l’esistenza di un gene che può influenzare questo rischio. Questo gene si trova nel cromosoma 19, ed è responsabile della produzione di una proteina chiamata apolipoproteina-E (ApoE). Esistono tre tipi principali di tale proteina, uno dei quali(l’ApoE4) – sebbene poco comune – rende più probabile il verificarsi della malattia. Non si tratta della causa della malattia, ma ne aumenta la probabilità.
All’inizio i sintomi – qualche difficoltà a ricordare e la perdita delle capacità intellettive – possono essere così lievi da passare inosservati, sia all’interessato che ai familiari e agli amici. Ma, col progredire della malattia, i sintomi diventano sempre più evidenti, e cominciano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali. Le difficoltà pratiche nelle più comuni attività quotidiane, come quella di vestirsi, lavarsi o andare alla toilette, diventano a poco a poco così gravi da determinare, col tempo, la completa dipendenza dagli altri.
In alcuni soggetti colpiti da morbo di Alzheimer, nelle fasi più avanzate, possono anche manifestarsi allucinazioni, disturbi dell’alimentazione, incontinenza, difficoltà nel camminare e comportamenti inappropriati in pubblico.
Alzheimer un valido aiuto arriva dallo zafferano
Attualmente non vi è ancora una cura definitiva per questa malattia. Tutti i farmaci attualmente disponibili sono solamente in grado di rallentarne il decorso, quindi di permettere al malato di conservare più a lungo le funzioni cognitive.
Negli ultimi tre decenni, la ricerca sulla demenza ha fornito una comprensione molto più approfondita del modo in cui il morbo di Alzheimer colpisce il cervello. Oggi, i ricercatori continuano a ricercare i trattamenti più efficaci e una cura, nonché i modi di prevenire il morbo di Alzheimer e migliorare la salute del cervello.
Ad esempio, secondo uno studio italiano, un aiuto fondamentale potrebbe venire dallo zafferano, una spezia che agirebbe un po’ come un abile spazzino, “favorendo la degradazione della proteina beta-amiloide, la proteina tossica principale indiziata di causare la malattia, almeno nel nostro studio condotto su cellule di pazienti in provetta”.
A spiegarlo è Antonio Orlacchio, direttore del Laboratorio di Neurogenetica del Centro europeo di ricerca sul cervello (Cerc) dell’Irccs Santa Lucia di Roma e professore di Genetica medica all’Università di Perugia, autore della ricerca pubblicata sul Journal of the Neurological Sciences.
Nello studio, gli scienziati hanno trattato in provetta insieme a un componente attivo dello zafferano (una trans-crocetina) le cellule immunitarie di 22 pazienti con la forma più diffusa di Alzheimer e con un quadro di declino cognitivo ancora lieve. Dai risultati, è venuto fuori che questo componente può portare alla degradazione della proteina tossica beta-amiloide “attraverso il potenziamento dell’attività di un enzima di degradazione cellulare chiamato catepsina B”, come si spiega nell’articolo.
Integrare nella propria alimentazione anche questa spezia quindi aiuterebbe a contrastare la progressione della malattia o a prevenirne lo sviluppo.