Il virus Zika è l’agente causale di una malattia virale acuta, che provoca manifestazioni cliniche molto simili a quelle della dengue e della chikungunya.
L’infezione nell’uomo viene trasmessa prevalentemente con la puntura delle zanzare del genere Aedes (A. aegypti e A. albopictus), pur essendo possibile un contagio diretto attraverso emoderivati o per via sessuale.
Una femmina adulta di zanzara Aedes aegypti può depositare da 100 a 200 uova alla volta. In genere vive da due settimane a un mese, deponendo le uova fino a 5 volte. La zanzara depone le uova nell’acqua stagnante. Spesso ne trova vicino alle case, ad esempio nelle grondaie, in contenitori, vasi, fori negli alberi e vecchi pneumatici. Per questo motivo, eliminando l’acqua stagnante due volte a settimana intorno a casa si possono ridurre le popolazioni di zanzare.
Solo le zanzare femmine pungono: usano il sangue come fonte di proteine per le loro uova e depongono le uova dopo un pasto a base di sangue. Le zanzare adulte pungono in genere durante il giorno, specialmente la mattina presto e al tramonto. Vengono attirate primariamente dall’anidride carbonica presente nel respiro degli esseri umani.
Le punture possono dipendere anche da altri fattori, come ad esempio il colore degli indumenti e l’odore della pelle (nella sudorazione). Si ritiene che gli indumenti di colori chiari siano meno attraenti per le zanzare.
La zanzara stessa contrae il virus Zika quando punge una persona infetta. In assenza di persone infette da pungere, la zanzara non può diffondere il virus Zika, perché di per sé non è infetta.
Se la zanzara punge una persona infettata dal virus Zika, viene anch’essa infettata dallo stesso virus. Il virus impiega dai cinque ai sette giorni per replicarsi nella zanzara. Durante questo periodo, il virus arriva nelle ghiandole salivari della zanzara e attraverso tali ghiandole, la zanzara trasmette il virus alla persona che punge, creando potenzialmente una nuova persona infettata.
Zika, le zanzare potrebbero presto arrivare anche in Europa
Dopo la puntura di una zanzara infetta, i sintomi della febbre da virus Zika tendono a verificarsi dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni.
L’infezione provoca sintomi simil-influenzali, come febbricola, astenia, congiuntivite, mal di testa, mialgia e dolori articolari (soprattutto alle mani ed ai piedi). Inoltre, può manifestarsi un’eruzione cutanea maculo-papulare, che spesso ha inizio sul viso, quindi si diffonde al resto del corpo. La febbre da virus Zika ha generalmente un decorso benigno e, di solito, si risolve spontaneamente entro 2-7 giorni.
Attualmente, non sono disponibili farmaci antivirali specifici o vaccini adatti a curare e a prevenire la febbre da virus Zika. Il trattamento è rivolto, quindi, a controllare i sintomi e prevede il riposo, l’assunzione di fluidi e l’uso di analgesici e di antipiretici. La maggior parte dei pazienti guarisce completamente senza complicanze neurologiche.
Il virus Zika è endemico in alcune zone dell’Africa e dell’Asia; è stato dapprima identificato nel Pacifico del Sud dopo uno scoppio epidemico nell’isola di Yap degli Stati Federati di Micronesia nel 2007; è balzato negli ultimi anni agli onori della cronaca per un’epidemia nata in Sud-America e per qualche caso anche in Nord-America (Stati Uniti e Canada).
I paesi in cui questa zanzara si diffonde e prolifera, a quanto pare, sono in continuo aumento, e a breve potremo ritrovare questa specie anche da noi in Europa.
L’allerta, per quanto riguarda l’Europa, sulla base delle ultime segnalazioni ricevute, è del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), secondo cui l’insetto è ormai alle porte del continente.
Dal 2007, scrivono gli esperti, la specie vive stabilmente a Madeira, intorno al Mar Nero, e sulla costa turca. Nel 2017 è tornata in Egitto, e la Spagna ha riportato alcuni ritrovamenti nelle Canarie.
«Se non saranno prese misure – avvertono gli esperti – la zanzara si diffonderà con molta probabilità nelle aree estreme dell’Europa, che potrebbero diventare un serbatoio per l’introduzione dei vettori nel continente. Questo aumenterebbe il rischio di focolai locali di virus».