Volevo andare sulla Luna, ma oggi credo che la Terra sia piatta

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Shelley Lewis, una professoressa californiana, si è fatta conoscere per il suo desiderio di diventare “la prima donna sulla Luna“, ma oggi è più nota per il suo ruolo di sostenitrice della teoria della Terra Piatta. In un’epoca in cui l’esplorazione spaziale è altamente avanzata e le immagini satellitari del nostro pianeta sono facilmente accessibili, la rinascita di questa credenza sembra sorprendente e contraddittoria per molti. Eppure, figure come Shelley sono protagoniste di un movimento che sfida secoli di scienza consolidata. Il ritorno di questa teoria ha stimolato curiosità e dibattiti accesi su diverse piattaforme.

Volevo andare sulla Luna ma oggi credo che la Terra sia piatta

Il percorso di Shelley, che da aspirante astronauta è diventata un’attivista della Terra Piatta, rappresenta un cambiamento radicale nelle convinzioni personali. “Volevo essere la prima donna a camminare sulla Luna“, racconta, ricordando l’inizio del suo viaggio alla prestigiosa Accademia militare di West Point. Tuttavia, una conversazione con un pilota amico le ha aperto le porte a nuove idee che hanno stravolto la sua visione del mondo.

Affascinata da queste prospettive, Shelley ha intrapreso una ricerca personale, intervistando piloti, ingegneri e esperti di balistica. “Queste discussioni mi hanno fatto pensare che la Terra potesse essere piatta“, afferma. Convinta da queste argomentazioni, ora considera la teoria della Terra Piatta più vicina a un fatto scientifico che a una semplice opinione.

Nel descrivere il modello della Terra Piatta, Shelley paragona il nostro pianeta a un disco o a un orologio, un sistema contenuto da una cupola che impedisce a chiunque di “cadere oltre il limite. Il modello si arricchisce di riferimenti religiosi, come pilastri che sostengono la Terra e una visione che include “il trono di Dio e il fiume della vita”, mischiando concetti scientifici e spirituali.

Il fatto che Shelley, una professoressa di fisica, aderisca a questa teoria ha inevitabilmente creato sfide nella sua vita professionale. Pur insegnando secondo il curriculum tradizionale, separa attentamente le sue convinzioni personali dall’insegnamento. Questa distinzione riflette il delicato equilibrio che deve mantenere tra le sue idee e la realtà scientifica condivisa.

L’impatto sociale e personale di queste credenze non è irrilevante. Shelley racconta di aver mantenuto il supporto dei suoi genitori, ma ammette che le relazioni con altri membri della famiglia sono diventate più tese. Anche la reazione generale della società oscilla tra scetticismo e preoccupazione: “Molti hanno alzato le sopracciglia, chiedendosi se stessi bene“, ricorda.

Nonostante le difficoltà, Shelley nota una crescente curiosità verso le idee della Terra Piatta. Ritiene che l’argomento, seppur ancora marginale, stia attirando sempre più interesse, grazie anche alla diffusione delle informazioni su internet e sui social media, che permettono ai sostenitori di connettersi e sfidare le credenze scientifiche convenzionali.

Il movimento moderno della Terra Piatta rappresenta una curiosa inversione delle tendenze storiche. Già più di duemila anni fa, filosofi come Eratostene avevano calcolato la circonferenza della Terra, e la comprensione della sua forma sferica è rimasta stabile nel corso dei secoli. Tuttavia, la teoria della Terra Piatta ha avuto una sorta di rinascita nel XIX secolo, culminata con la creazione della Flat Earth Society nel 1956. Nonostante le prove schiaccianti della sfericità della Terra, inclusi i dati satellitari e le osservazioni astronomiche, la teoria continua a esercitare una sorprendente resilienza.

Tra le prove più evidenti della forma sferica della Terra ci sono fenomeni come la scomparsa graduale delle navi all’orizzonte e l’ombra sempre circolare che la Terra proietta sulla Luna durante le eclissi. A queste si aggiungono le moderne tecnologie come il GPS, che si basa su una Terra sferica per funzionare correttamente, e le immagini fornite dai satelliti, che mostrano chiaramente la forma del nostro pianeta. I viaggi aerei intercontinentali, con rotte che sfruttano la curvatura terrestre, offrono un’ulteriore conferma pratica della sfericità della Terra, rendendo difficile conciliare queste osservazioni con il modello della Terra Piatta.