In queste ore si è avuto modo di parlare molto del ragno violino, un ragno velenoso presente nelle nostre città e il cui morso non va sottovalutato: in casi estremi può infatti portare all’amputazione dell’arto dove il ragno ha morso e alla morte.
Ma nel verde, soprattutto in questi mesi di gran caldo, si nascondono numerose insidie: persino api e zanzare, che ai più sembrano fastidiose ma non pericolose, possono provocare shock anafilattico e morte nelle persone allergiche.
Grande attenzione va prestata però anche a cosa si calpesta: anche se non mordono facilmente, nei nostri prati si possono trovare le vipere, il cui morso è notoriamente velenoso.
Le vipere sono gli unici serpenti velenosi esistenti in Italia; le quattro specie presenti sono distribuite in tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, dove non sono presenti serpenti velenosi.
Le quattro specie sono la vipera comune (Vipera aspis), la vipera dal corno (V. ammodytes), il marasso (V. berus), la vipera dell’Orsini (V. ursinii) e la vipera dei Walser (V. walser), tutte appartenenti alla famiglia Viperidae.
Questo rettile è diffuso quasi esclusivamente in collina e in montagna.
Caratteri distintivi della vipera comune sono: lunghezza degli adulti solitamente inferiore agli 80 cm e comunque sempre ampiamente al di sotto del metro; i giovani, che misurano alla nascita intorno ai 20 cm, hanno una colorazione simile a quella degli adulti, capo triangolare, ben distinto dal collo, muso squadrato con apice rivolto in alto, pupille verticali, squame del capo piccole; corpo massiccio, coda corta.
Molte vipere si nutrono di roditori come topi e ratti. Sono abili predatori e la loro azione impedisce alle loro prede di proliferare in modo incontrollato. Si capisce bene come ucciderli possa avere impatti negativi non solo sull’ecosistema stesso, ma anche di ordine sanitario.
Questo rettile non attacca mai se non viene disturbato, ma lo fa unicamente quando viene pestato oppure quando si sente minacciato. Le persone che vengono morse dalla vipera il più delle volte hanno messo le mani fra i cespugli o le pietre, senza però accorgersi della presenza dell’animale oppure hanno cercato di ucciderlo oppure di catturarlo.
In caso di morso, in primis vanno sfatati alcuni luoghi comuni: “L’area colpita dal morso non va incisa, come comunemente si crede. Così facendo, infatti, si aumenta il rischio di infezioni e si amplia la superficie di assorbimento dei tessuti. Anche mettere un laccio emostatico a monte della ferita non è corretto. La cosa migliore è applicare, se possibile, dopo aver pulito la lesione da eventuale terriccio, una benda elastica non troppo stretta: in questo modo si rallenta l’assorbimento del veleno, mantenendo al tempo stesso l’ossigenazione dei tessuti (che un laccio rischierebbe di ostacolare)”, spiega la professoressa Susanna Esposito, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i disordini immunologici WAidid.
“La prima cosa da fare, anche se può sembrare banale, è allontanare immediatamente la persona che ha subito il morso dal serpente, per evitare che questo accada una seconda volta”, chiarisce l’esperta, che invita alla calma, perché il panico naturalmente non può che peggiorare la situazione.
Per l’esperta, “la zona colpita va quindi tenuta il più immobile possibile, eliminando costrizioni (scarpe, indumenti). In caso di morso alla mano, vanno tolti immediatamente eventuali anelli. È bene, inoltre, mantenere la lesione al di sotto del livello del cuore”. “Può essere utile dare da bere, ma non sostanze alcoliche: essendo vasodilatatrici faciliterebbero la diffusione del veleno”, aggiunge.
Il passo successivo è poi quello di correre al pronto soccorso, perché solamente i medici possono valutare accuratamente la gravità della situazione ed intervenire nel mondo più opportuno, somministrando il siero antivipera.
In ogni caso, per tranquillizzare i più paurosi, in un articolo riportato sulla rivista italiana online “Scienze-Naturali” è stato stimato che dal 1870 ad oggi oltre 80 mila persone sono state morse da serpenti appartenenti alla famiglia Viperidae ma di questi solo un centinaio sono effettivamente morte. Facendo un rapido conto significa che il veleno delle vipere è mortale nello 0.125% dei casi.