Sino al 27 marzo 2017 al Palazzo degli Esami è in corso uno degli appuntamenti di spicco della stagione espositiva romana: Van Gogh Alive The Experience, la grande mostra multimediale dedicata al grande pittore olandese.
Sincronizzate con una potente colonna sonora, più di 3.000 immagini di grandi dimensioni creeranno un allestimento elettrizzante che riempirà schermi giganti, pareti, colonne dal soffitto fino al pavimento, immergendo lo spettatore completamente nei colori vibranti e nei dettagli intensi che caratterizzano lo stile unico di Van Gogh.
Il tutto sarà accompagnato dalle musiche di Vivaldi, Schubert, Bach, Ledbury, Tobin, Lalo, Barber, Satie, Godard, Chabriel, Satie, Saint- Saëns e Handel, mentre per gli appassionati più incalliti sono stati messi a disposizione anche laboratori di pittura, scultura e fotografia; un’autentica rinascita per Il Palazzo degli Esami della Capitale, riaperto dopo la chiusura al pubblico dal 2001.
Ma c’è anche una grandissima novità proprio sul talentuoso artista: secondo quanto sostiene lo storico dell’arte britannico Martin Bailey nel libro Studio of the South: Van Gogh in Provence, in uscita giovedì dall’editore Frances Lincoln, finora la storia inerente al suo celebre orecchio mozzato sarebbe errata.
Vincent Van Gogh decise di mozzarsi un orecchio quando venne a sapere che suo fratello Theo stava per sposarsi. Il nuovo studio dimostrerebbe quindi che il gesto – il più clamoroso caso di automutilazione nella storia dell’arte – non fu motivato da una lite col pittore Paul Gaugin.
A sostegno della sua tesi, lo studioso cita una serie di lettere di famiglia venute alla luce recentemente e in particolare una di Theo del 21 dicembre 1888, che Vincent ricevette due giorni dopo.
Al tempo, il grande pittore non aveva mai venduto neppure un quadro e dipendeva dal fratello anche finanziariamente sicché è plausibile che la notizia del matrimonio di Theo dovette suscitargli non poca ansia.
Se era per questo lo posso anche comprendere il gesto che ha fatto