Proprio in queste l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha divulgato i dati del Rapporto Vaccini 2017, la sorveglianza postmarketing in Italia.
Finalità della pubblicazione è quella di circostanziare tutte le sospette reazioni avverse del 2017 e degli anni precedenti, inserite nel sistema della Rete nazionale di farmacovigilanza. Le segnalazioni di eventi avversi sono aumentate, ma l’80% è stato considerato non grave.
“Le segnalazioni per vaccini (6.696) rappresentano il 16% delle segnalazioni totali per farmaci e vaccini inserite nel 2017 e provengono principalmente da personale sanitario non medico (57%). Seguono le segnalazioni dei medici (21,4%) e dei cittadini/pazienti (13,2%)” fanno sapere dall’Aifa.
Le reazioni avverse che sono state descritte più frequentemente sono: febbre, reazioni locali, reazioni cutanee generalizzate e iperpiressia. Altre più importanti come agitazione/irritabilità, condizioni allergiche, vomito, dolore, pianto e cefalea, sono meno comuni e comunque già conosciute perché riportate nel foglio illustrativo del prodotto.
Nel Rapporto viene specificato anche che la legge che ha previsto l’obbligatorietà delle vaccinazioni, passate da 4 a 10 per i minori fino a 16 anni, si era resa necessaria poiché le coperture vaccinali erano scese sotto il 95%, la soglia minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’ Oms negli ultimi anni ha spiegato più volte che per proteggere l’intera popolazione da epidemie di vari virus la percentuale di persone immuni debba essere compresa tra il 93 e il 95 per cento.
È quella che si chiama “immunità di gregge”: quando la quasi totalità della popolazione è vaccinata, anche chi non si può vaccinare (per esempio perché particolari condizioni mediche lo impediscono) gode di una sorta di protezione dalla malattia.
Nonostante tutto sommato la legge abbia raggiunto il suo scopo e, come appena visto, i vaccini sono assolutamente sicuri, il nuovo governo sembra indirizzato verso il ritiro della legge.
Eppure, mentre l’Italia quindi pensa concretamente di fare un passo indietro, altri paesi, anche senza introdurre nessun obbligo, si muovono per spingere alla massima copertura vaccinale possibile.
Un esempio lampante viene dall’Australia, dove a partire dal nuovo anno fiscale i genitori che si rifiuteranno di vaccinare i loro figli riceveranno una riduzione dei benefici fiscali previsti dal regime di tassazione per le famiglie.
L’iniziativa ha naturalmente lo scopo di incentivare le vaccinazioni e aumentare le coperture vaccinali, per la tutela della salute di tutti gli australiani.
L’iniziativa si chiama “No Jab, No Pay”, cioè “Niente vaccinazione, niente paga”, e influisce sulla Family Tax Benefit Part A, la parte dei provvedimenti fiscali federali dedicata alle famiglie e agli sgravi previsti per chi ha figli a carico.
Più nello specifico, per ogni figlio non vaccinato si conta un taglio di 28 dollari ogni due settimane sugli sgravi previsti.
Secondo Dan Tehan, il ministro dei Servizi sociali dell’Australia, la minore erogazione di denaro ogni due settimane sarà un efficace “costante promemoria” per chi è contrario ai vaccini. “L’immunizzazione – ha ricordato – è il modo più sicuro per proteggere i bambini da malattie che possono essere prevenute grazie ai vaccini. I genitori che non immunizzano i loro figli non solo mettono a rischio i loro bambini, ma anche quelli di altre persone”.
Inoltre ricordiamo che la proibizione dell’accesso alle scuole a chi non è vaccinato è piuttosto diffusa nel mondo: esiste, per esempio negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone.
La Germania, che finora non aveva obblighi vaccinali, dopo 410 casi di morbillo dall’inizio dell’anno ha deciso di multare con 2.500 euro i genitori che portano al nido figli non immunizzati.
In totale nell’Unione Europea 13 nazioni su 28 hanno obblighi vaccinali, anche se sono obblighi spesso solo nominali, mancando le sanzioni, e sono quasi sempre limitati a una o più delle vaccinazioni “storiche”, quelle contro polio, difterite, pertosse e tetano.
L’Italia ha aggiunto morbillo, rosolia, parotite, varicella, meningococco C e B, Haemophilus influenzae B, epatite B.