4000 euro per sperimentare che succede se ti infettano con la pertosse, questa la proposta (indecente?) della blasonata Università di Southampton.
In un momento in cui infuria la polemica sui vaccini, c’è qualcuno che ti paga per farsi inoculare il batterio della pertosse.
Ma qui, ovviamente, stiamo parlando di metodo scientifico e non di cialtroneria sanitaria da quattro soldi, dove un comico qualsiasi si improvvisa grande depositario di chissà quali verità empiriche al solo scopo di far del bene agli Italiani.
No, niente di tutto questo: qui si parla di scienza, di ricerca, di combattere certe malattie col metodo galileiano della sperimentazione, della prova e dei risultati.
Tutto il resto non ci interessa perché appartiene all’improvvisazione, alla superficialità e in qualche caso all’irresponsabilità.
Perciò, vaccini e relative polemiche astruse e astratte a parte, nel mondo ci sono scienziati che lavorano quotidianamente con metodo e costanza, sapendo che la scienza progredisce costantemente e passo dopo passo.
Le grandi scoperte sono sempre il frutto di un lavoro di preparazione alla base, anche quelle che sembrano le più casuali.
L’Università di Southampton, una delle più prestigiose, vuole dire la sua sulla ricerca contro la pertosse, ed ha offerto addirittura 4.000 euro in favore di coloro che decidono di farsi infettare dalla pertosse stessa.
Di questi tempi, è probabile che si trovino molti volontari, visto che pure il governo inglese negli ultimi anni non ha brillato in termini di welfare e di lotta alla disoccupazione.
Tutto questo al fine, utilissimo, di mettere su un vaccino più valido di quelli attualmente commercializzati.
I pazienti cui sarà inoculato il batterio della pertosse, dovranno però restare in isolamento per almeno due settimane.
Gli studiosi stanno cercando 35 persone con età compresa fra i 18 e i 45 anni. Ovviamente, si deve trattare di persone perfettamente sane o quasi.
Una volta che il batterio sarà iniettato nei loro corpi, si verificheranno le reazioni. I ricercatori stanno cercando cosiddetti portatori sani e soggetti immuni all’infezione.
Il coordinatore dello studio, Robert Read, spiega: “Vogliamo scoprire che cosa c’è di speciale in queste persone e perché non possiamo essere tutti portatori sani.
L’esperimento è sicuro ed eticamente corretto, e i volontari potranno abbandonarlo in qualsiasi momento”. Ai pazienti verranno fatte analisi sui fluidi nasali.
Le persone saranno fatte inoltre sostare in stanze della tosse, dove dovranno parlare, tossire, cantare e altro, per cercare di capire bene come il batterio si diffonde.
Naturalmente medici o visitatori che verranno a contatto con i pazienti individuati per la sperimentazione, dovranno indossare protezioni particolari, come ad esempio speciali mascherine.
Tutto questo per realizzare un buon vaccino. Che, come quasi tutti gli altri, serve eccome.