C’è chi al mattino non riesce ad iniziare la sua giornata se non compie le sue azioni di routine, che vanno dalla barba al caffè bollente, e chi si sente troppo spesso ingabbiato nella noia della vita quotidiana, e sogna di lasciare tutto, per potersi svegliare ogni giorno in un posto diverso del mondo.
Il mondo in sostanza è diviso tra esploratori ed abitudinari, e lo conferma anche una ricerca scientifica: dati di gps e cellulari raccolti da un team di scienziati dell’Università di Pisa e del Cnr, in collaborazione con il Barabasi Lab di Budapest e Boston, ha potuto permettere questa bipartizione.
Confrontando il raggio di mobilità ricorrente, relativo cioè agli spostamenti di routine, come fra casa e posto di lavoro o studio, e quello totale, relativo a tutti gli spostamenti, i ricercatori hanno scoperto che le persone tendono naturalmente a dividersi in due gruppi ben distinti, con caratteristiche molto diverse.
Il primo è composto da persone il cui raggio di mobilità ricorrente è molto simile a quello totale: la mobilità degli abitudinari o “returners” può essere ridotta agli spostamenti tra le poche locazioni più frequentemente visitate.
Viceversa, il gruppo degli “esploratori”‘ mostrano una mobilità “a stella”: un nucleo centrale (casa e posto di lavoro) intorno al quale gravitano altre locazioni, spesso molto distanti.
“Gli esperimenti hanno dimostrato che esploratori e abitudinari hanno capacità differenti di diffondere, attraverso i loro movimenti sul territorio, eventuali epidemie”, commenta Dino Pedreschi dell’Università di Pisa. “I due profili mostrano anche un certo grado di ‘omofilia sociale’: osservando la rete telefonica, gli esploratori tendono a comunicare più spesso con altri esploratori piuttosto che con gli abitudinari”.