Uccide la sua sosia per inscenare una finta morte

VEB

Un caso che ha sconvolto la Germania si è concluso con una sentenza all’ergastolo: una donna di 25 anni, Shahraban K., è stata riconosciuta colpevole di aver ucciso una sua sosia per simulare la propria morte. L’omicidio, definito dai media come il “delitto del doppelganger“, è stato descritto dalla corte come un atto inquietante e premeditato.

Uccide la sua sosia per inscenare una finta morte
foto@pixabay

Un piano macabro per inscenare la propria morte

Shahraban K., cittadina tedesca di origine irachena, avrebbe architettato il piano per sfuggire a problemi familiari, tra cui la rottura del suo matrimonio. Secondo quanto emerso, la donna aveva cercato sui social media una persona che le somigliasse fisicamente. È così che ha individuato una giovane di 23 anni, attirandola con la promessa di un trattamento di bellezza gratuito.

Dopo aver incontrato la vittima nell’agosto 2022, Shahraban K., insieme a un complice di nome Sheqir K., l’ha condotta in una zona boschiva. Qui, la donna è stata brutalmente uccisa a coltellate. Il corpo della vittima è stato poi lasciato nell’auto di Shahraban K., nel tentativo di far credere alla sua morte.

Una scoperta sconvolgente

Inizialmente, la famiglia di Shahraban K. ha identificato erroneamente il corpo come quello della donna. Tuttavia, un’indagine più approfondita ha rivelato la vera identità della vittima, svelando il macabro inganno.

I pubblici ministeri hanno dichiarato che il piano era stato concepito nei minimi dettagli, ma le prove raccolte hanno portato alla condanna della donna e del suo complice. La corte di Ingolstadt, che ha giudicato il caso, ha definito il crimine particolarmente grave, escludendo la possibilità di un’eventuale riduzione della pena dopo 15 anni, una prassi comune in Germania.

Precedenti criminali e motivazioni

Secondo i media tedeschi, Shahraban K. proviene da una comunità yazida nel nord dell’Iraq. I problemi personali, inclusa la rottura del matrimonio, sembrano essere stati il motore della sua decisione di inscenare la propria morte. Inoltre, è emerso che in passato la donna era stata accusata di aver cercato di assoldare un sicario per uccidere il fratello di suo marito, sebbene quell’omicidio non fosse mai stato portato a termine.

Un caso che scuote l’opinione pubblica

Con oltre 11 mesi di indagini e più di 50 giorni di udienze, il caso ha attirato l’attenzione internazionale per la sua complessità e il suo carattere straordinario. La corte ha sottolineato la premeditazione e la crudeltà dell’omicidio, descrivendolo come un gesto estremamente inquietante.

Questo delitto solleva interrogativi sul lato oscuro dell’uso dei social media e sulla capacità di manipolare gli altri attraverso inganni e promesse fasulle. La sentenza emessa rappresenta non solo una punizione severa, ma anche un monito contro i crimini premeditati di tale gravità.

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