Una decisione, quella presa dalle autorità inglesi, destinata ad avere ripercussioni anche nel resto del vecchio continente, dove da mesi ormai lo scontro tra tassisti e “conducenti” di Uber si è fatto sempre più aspro.
In queste ore, infatti, la notizia sta facendo il giro del mondo: l’Autorità di regolazione dei trasporti ha annunciato la revoca della licenza a Uber, startup miliardaria nata in California che fornisce un’app per chiamare un’auto con conducente da smartphone, a partire dal 30 settembre.
A Londra l’utilizzo della discussa applicazione americana è molto diffuso: nella City Uber è attivo con molti dei suoi servizi, compreso Uber Pop, che permette anche ai non professionisti di offrire passaggi, a un prezzo ancora inferiore.
Secondo l’Autorità “l’approccio e il comportamento di Uber evidenziano una mancanza di responsabilità aziendale in merito a una serie di questioni collegate alla sicurezza pubblica”. Altre critiche, contenute nella nota di Londra, riguardano la modalità con cui vengono ottenuti i certificati medici e utilizzato il software Greyball, sfruttato dai conducenti per aggirare i controlli delle forze dell’ordine.
La società ha 21 giorni per presentare appello: in attesa della decisione Uber potrebbe continuare a operare.
Ed Uber naturalmente ha annunciato ricorso immediato di fronte alla giustizia britannica e un portavoce ha polemizzato col Comune di Londra: “Questa decisione dimostra che Londra, a dispetto delle parole del sindaco, si chiude alle aziende innovative”.
Ricordiamo che, ad oggi, Uber è presente in 632 città in tutto il mondo. Tra queste le uniche due italiane sono Roma e Milano.
Anche in Italia Uber ha dovuto affrontare non pochi problemi. La battaglia legale è iniziata nel maggio 2015, quando il tribunale di Milano, su denuncia del sindacato dei tassisti, ha bandito la variante Pop su tutto il territorio italiano, accusata di concorrenza sleale e di violazione della giurisdizione sui servizi di taxi. Nell’aprile 2017 è stato invece un giudice di Roma a bloccare tutti i servizi Uber, compreso il Black. La decisione è stata poi appellata e la società ha poi vinto il ricorso, evitando lo stop al servizio.