Negli ultimi dieci anni gli ammalati di tumore nel mondo sono cresciuti del 33%. Il rapporto del Global Burden of Disease project calcola che una donna su 4 e un uomo su 3 sviluppano un tumore nel corso della loro vita. Il cancro è la seconda causa di morte nel mondo dopo le malattie cardiovascolari.
L’incidenza del cancro per età è cresciuta nella maggior parte dei Paesi considerati (174 su 195), la mortalità è diminuita in 140 nazioni su 195. L’Italia è uno dei Paesi ad alto reddito che se la passa peggio: insieme a Francia, Australia e Giappone, figura fra quelli più colpiti dal cancro e la mortalità non è diminuita abbastanza.
Però ancora una volta i ricercatori italiani confermano la propria eccellenza, a livello mondiale, con una ricerca che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta epocale nella cura proprio dei tumori.
Nello specifico, l’importante passo nella lotta ai tumori è stato fatto grazie ad un gruppo di ricerca della Columbia University di New York guidato dagli italiani Antonio Iavarone e Anna Lasorella.
Il gruppo ha in pratica scoperto il “generatore di energia” dei tumori: si tratta di una vera e propria “droga” per le masse cancerose, un motore molecolare dal quale esse dipendono per attingere una continua “ricarica”.
Tumori, studio italiano potrebbe rappresentare svolta epocale
I primi indizi dell’esistenza di un meccanismo di “ricarica energetica” del tumore risalgono al 2012. All’epoca lo stesso Iavarone, assieme ad Anna Lasorella, aveva identificato una proteina che non esiste in natura e che nasce dalla fusione di altre due proteine, chiamate FGFR3 e TACC3.
Solo oggi però è arrivata la conferma: “Adesso sappiamo che questa fusione genica è una delle più frequenti in tutte le forme di tumore”, ha spiegato Iavarone.
In pratica, i due geni fusi insieme attivano una proteina (PIN4) che aumenta l’attività dei mitocondri. I mitocondri sono la centrale energetica di ogni cellula: nel caso del glioblastoma e degli altri tumori, questa fusione genetica “regala” alle cellule maligne un surplus di energia che ne potenzia il metabolismo e ne favorisce lo sviluppo. Le cellule cancerose hanno così un vantaggio competitivo rispetto a quelle sane.
“Abbiamo identificato come funziona un’importante alterazione genetica che causa una consistente percentuale di parecchi cancri, fra cui il glioblastoma, il più aggressivo e letale di quelli al cervello“, ha spiegato Iavarone al Corriere della Sera. “Grazie a questa scoperta stiamo sperimentando terapie ‘di precisione’ per bloccare lo sviluppo dei tumori. “Da circa due anni sono partire delle sperimentazioni di farmaci capaci di inibire l’attività dei mitocondri nelle cellule malate”, ha detto poi all’ANSA.
“Sperimentazioni di farmaci che bloccano la proteina di fusione FGFR3-TACC3 sono in corso in Francia”, ha aggiunto. “Questa ricerca permette per la prima volta di usare i farmaci di questo tipo in modo preciso, con una sorta di ‘personalizzazione metabolica’, ossia diretta a quelle particolari forme di tumore che dipendono da un particolare metabolismo”.
Ricordiamo che del team di ricerca hanno fatto parte, accanto a diversi colleghi stranieri, il bionformatico Michele Ceccarelli dell’Istituto Biogem di Ariano Irpino e i ricercatori Stefano Pagnotta, Luciano Garofano e Luigi Cerulo, attivi fra l’università statunitense e quella del Sannio, con sede a Benevento.