Nel corpo umano, all’interno di ogni cellula esistono dei “geni controllori” destinati a impedire che una cellula “sbagliata” possa sopravvivere dando magari origine a un tumore. Perché il processo tumorale si inneschi bisogna che anche questi geni di controllo siano fuori uso. A causa di questo “guasto” nel meccanismo che ne controlla la replicazione, le cellule si dividono quando non dovrebbero e generano un numero enorme di altre cellule con lo stesso difetto di regolazione. Le cellule sane finiscono quindi per essere soppiantate dalle più esuberanti cellule neoplastiche.
All’origine di tutti questi fenomeni ci sono alterazioni geniche, dette mutazioni, che, sommandosi l’una all’altra, fanno saltare i meccanismi di controllo. Non basta, infatti, che sia difettoso un solo meccanismo, ma occorre che gli errori si accumulino su diversi fronti perché il tumore possa cominciare a svilupparsi. Alcuni di queste mutazioni sono ereditarie, mentre altre sono provocate da fattori esterni.
Una volta che la cellula ha sviluppato la capacità di moltiplicarsi in maniera incontrollata e di evitare la morte, può formare una colonia tumorale. Un tumore è semplicemente una anomala massa di tessuto che si produce quando nuove cellule si formano ad una velocità maggiore di quante ne muoiano, una sorta di esplosione della popolazione cellulare.
Occorrono circa 30 raddoppiamenti perché si produca un ammasso di cellule del diametro di 1 centimetro e del peso di 1 grammo, dimensione minima per essere solitamente apprezzato ad occhio nudo. Se un certo tumore possiede un tempo di raddoppiamento intorno ai 75 giorni, 30 raddoppiamenti necessiteranno di almeno 6 anni per avvenire. Un tumore di questo tipo cresce senza dare segni di se per diversi anni prima di essere scoperto. In generale, più a lungo un tumore cresce senza essere scoperto e più difficilmente sarà possibile curarlo.
Tumori, fermare la crescita agendo su una proteina
Per curare quanto più efficacemente possibile i tumori è quindi essenziale comprenderne i meccanismi alla base, per poterli bloccare alle prime fasi, ed è per questo che i recenti risultati riguardo unna proteina appena scoperta sono così importanti.
William Vermi, dell’Università di Brescia, e Emanuele Giurisato, del dipartimento di Medicina molecolare e dello sviluppo dell’Università di Siena (insieme a Cathy Tournier dell’università di Manchester) hanno pubblicato le loro conclusioni sulla prestigiosa rivista Pnas: i due sono riusciti a individuare la proteina che permette ai tumori di crescere e naturalmente conoscerla può consentire di bloccare i macrofagi, che sono le cellule del sistema immunitario che diventano alleate dei tumori e li aiutano a crescere.
Nello specifico, i macrofagi sono cellule che possono essere riprogrammate quando interferiscono con il micro-ambiente che si sviluppa quando le cellule sane diventano tumorali. E ora, questo meccanismo d’azione sembra essere regolato dalla presenza della proteina Erk5 (Extracellular-Regulated Protein Kinase), che rende i macrofagi alleati dei tumori, favorendone la crescita e la malignità.
Di conseguenza, precisano i ricercatori, la proteina potrebbe diventare il bersaglio di futuri farmaci capaci di inattivarla: come hanno dimostrato alcuni esperimenti sui topi, i ricercatori sono riusciti a bloccare la crescita dei tumori eliminando la proteina e riducendo il numero dei macrofagi per bloccare la loro azione pro-tumorale.
«Siamo riusciti a dimostrare come nei topi la crescita di carcinoma si sia ridotta in assenza della proteina ERK-5, mentre contemporaneamente si sia creata una situazione infiammatoria anti-tumorale», ha rilevato Giurisato. «Questi risultati – ha aggiunto – accrescono la possibilità che andare a colpire i macrofagi pre-tumorali attraverso una terapia che sopprima la proteina ERK-5 costituisca una nuova strategia per future cure anticancro».