La tubercolosi è una malattia infettiva e contagiosa causata dal Bacillo di Koch (BK) o Mycobacterium tuberculosis (MT), che colpisce soggetti di tutte le età, in tutto il mondo.
I batteri di solito attaccano i polmoni, ma sono in grado di interessare potenzialmente qualsiasi parte del corpo, tra cui reni, colonna vertebrale e cervello.
I batteri della TBC si diffondono nell’aria da persona a persona. I batteri vengono immessi nell’aria quando un soggetto con TBC tossisce, starnuta, parla o canta. Gli individui nelle vicinanze possono respirarli e venire infettati.
La maggior parte dei soggetti che inalano i batteri della TBC e ne vengono contagiati è in grado di combattere i batteri e arrestarne la crescita. Soggetti con TBC latente non si ammalano e non sviluppano alcun sintomo. Questi soggetti non sono contagiosi e non possono diffondere i batteri della TBC ad altri. Però, se i batteri rimangono attivi nell’organismo e si moltiplicano, il soggetto passerà dallo stadio di infezione tubercolare latente a malattia tubercolare.
La tubercolosi attiva si trasmette con facilità e determina sintomi spesso gravi; tra questi ricordiamo una rapida ed inspiegabile perdita di peso accompagnata a febbre, sudorazioni notturne, brividi, perdita di appetito e tendenza ad affaticarsi molto facilmente.
Alcuni sviluppano la malattia tubercolare poco dopo l’infezione (entro settimane) prima che il sistema immunitario possa combattere i batteri della TBC. Altri possono ammalarsi anni dopo, se il loro sistema immunitario si indebolisce per altri motivi.
Come tutte le malattie causate da batteri, anche la tubercolosi può essere efficacemente trattata con farmaci antibiotici, che hanno lo scopo di distruggere completamente la popolazione batterica. Tuttavia, la terapia farmacologica dev’essere protratta molto più a lungo rispetto ai normali trattamenti. Il paziente affetto da tubercolosi, infatti, deve assumere gli antibiotici per un periodo di almeno 6-9 mesi.
La malattia, conosciuta bene dalle precedenti generazioni, si sta ripresentando contrariamente alle previsioni fatte circa 20 anni fa, che giustificarono la chiusura dei sanatori antitubercolari. Nel cinquantennio dal 1955 al 2008 il numero annuale di casi di Tubercolosi registrati nel sistema di notifica nazionale Italiano è passato da 12.247 a 4418.
L’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) ritiene infatti che oggi la tubercolosi sia la malattia infettiva più diffusa a livello mondiale.
Ogni anno si verificano 9,6 milioni di nuovi casi, di cui 1 milione nei bambini. Rappresenta, in associazione con l’infezione da HIV, la principale causa di morte in tutto il mondo, con 1,5 milioni di morti all’anno, di cui 140.000 in età pediatrica. In Italia, vengono notificati circa 4000 casi ogni anno: il 4-5% nei bambini tra 0 e 14 anni.
Recentemente si è quindi assistito a una nuova lenta e progressiva ripresa della tubercolosi. E purtroppo anche a nuovi decessi: solo nelle scorse ore, a Venezia, una donna tailandese di 37 anni è deceduta proprio a causa del contagio.
La donna era arrivata un anno fa per vivere con il marito veneziano dalla lontana provincia di Nakhon Ratchasima nel nordest della Thailandia. È morta nella notte tra lunedì e martedì nel reparto malattia infettive dell’ospedale Civile di Venezia per una grave forma di sepsi da enterococco dopo aver contratto la tubercolosi.
La 37enne thailandese era stata ricoverata d’urgenza una mese fa e subito sottoposta a una serie di esami che avevano rivelato presto la presenza del batterio della tubercolosi in fase molto avanzata.
La donna era quindi stata sottoposta a diverse profilassi ed era stata portata in rianimazione, sedata fino a quando gli antibiotici avevano fatto un primo effetto tanto da consentire il trasferimento nel reparto malattie infettive. Era domenica 18 marzo. Il giorno dopo la 37enne è morta.
L’azienda sanitaria in una nota sottolinea come “già nelle scorse settimane, note le condizioni della paziente, i servizi di Igiene pubblica hanno messo in atto le procedure di controllo e di profilassi sui contatti, secondo i protocolli previsti per questa specifica patologia, che peraltro si può diffondere solo a seguito di contatti ripetuti e non superficiali. Ogni verifica necessaria è stata svolta, e il monitoraggio prosegue come da prassi“.