Il momento clou di ogni matrimonio è lo scambio delle fedi, certo, ma per quanto riguarda la festa che segue alla cerimonia il momento più atteso e più romantico è senza dubbio quello del taglio della torta nuziale.
La “wedding cake” ha una lunga e gloriosa tradizione: ha attraversato secoli ed epoche diverse, evolvendosi nei gusti e nello stile, ma rimanendo immancabile in ogni cerimonia nuziale, dalla più umile alla più sontuosa.
Già gli antichi greci amavano celebrare le unioni con torte che, anche se elaborate e sontuose come le nostre, erano ricche di gusto ma soprattutto di significato, simboleggiando un augurio di ricchezza e prosperità per gli sponsali: realizzate con miele e farina, venivano chiamate genericamente plakuntes o pemmata.
Anche i romani creavano dolci appositi, seppure generalmente a base di miele, dato che lo zucchero arriverà in Europa solo dopo l’anno mille.
Di solito si realizzava per l’occasione un dolce a base di orzo, che lo sposo spezzava con le mani per poi cospargere il capo della moglie con le briciole, poi mangiate dagli invitati.
Le torte più simile alle nostre, realizzate con vari piani, apparirono solo nel Medioevo, mentre furono gli inglesi i primi a usare le gustose glassature.
Intorno al ‘600 si sviluppò invece la tradizione della “bride’s pie” ossia la torta della sposa, una crostata (dolce o salata) al cui interno veniva nascosto un anello di vetro: chi lo trovava, tra le varie donne, sarebbe stata la prossima a sposarsi.
Sarà però nell’ottocento a diffondersi la più classica torta bianca, a molti piani, di colore bianco per simboleggiare la purezza della sposa, ma anche la ricchezza delle famiglie, dato che lo zucchero usato per la glassatura e la ghiaccia reale era ancora un alimento d’élite.