Non accenna ad arrestarsi l’ondata di violenza e devastazione che sta dilagando a Gerusalemme ed in Cisgiordania: un altro venerdì nero, gli ennesimi attacchi contro la popolazione civile e i monumenti che rappresentano la storia e il passato glorioso di una nazione ormai ridotta allo stremo.
L’attacco più grave è stato l’incendio appiccato dai palestinesi alla tomba di Giuseppe, a Nablus, mentre la destra religiosa israeliana soffia sul fuoco e chiede di riprendere il controllo del sito religioso.
All’alba di ieri infatti un gruppo di palestinesi ha incendiato alcune parti del complesso della Tomba di Giuseppe, con bottiglie molotov. Le forze di sicurezza palestinesi sono intervenute per disperderli, hanno ripreso il controllo del sito e l’incendio è stato domato.
Per Peter Lerner, portavoce militare israeliano, si tratta della «dissacrazione di un luogo sacro che comporta una lampante violazione della libertà di culto».
Ma non è certo finita qui. In mattinata un soldato israeliano è stato accoltellato nei pressi di Kiryat Arba, alle porte di Hebron. Secondo la ricostruzione l’aggressore, che si era travestito da giornalista indossando una pettorina gialla, è stato ucciso .Fonti mediche hanno poi riferito che un altro palestinese è stato ucciso durante gli scontri con l’esercito israeliano vicino al valico di Erez, a nord di Gaza.