Teletrasporto e Informatica Quantistica: Realtà o Fantascienza?

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Uno dei temi più affascinanti nella letteratura scientifica e nella fantascienza è la possibilità di trasferire una persona istantaneamente da un luogo all’altro. L’informatica quantistica potrebbe rendere realizzabile questo sogno, ma oltre alla componente fisica c’è una grande incognita: cosa accadrebbe alla nostra coscienza?

Teletrasporto e Informatica Quantistica Realtà o Fantascienza
foto@pixabay

Il Teletrasporto Quantistico: Una Teoria in Evoluzione

La teoria del teletrasporto degli stati quantistici fu proposta nel 1993 da un team di ricerca dell’IBM e pubblicata sulla prestigiosa rivista Physical Review Letters. Cinque anni dopo, fisici del California Institute of Technology e dell’Università del Galles fecero un passo avanti, riuscendo a teletrasportare un fotone attraverso un cavo coassiale. Il concetto di spostare un oggetto istantaneamente nello spazio non è più fantascienza: è una possibilità che continua ad affascinare e stimolare la ricerca scientifica.

Nel corso degli anni, esperimenti sempre più complessi hanno tentato di teletrasportare non solo fotoni, ma anche elettroni, che si sono dimostrati più stabili nel mantenere il loro stato quantico. Ma se possiamo teletrasportare particelle di luce o elettroni, sorge la domanda: potremo mai teletrasportare interi atomi, molecole, o persino esseri viventi?

La Sfida della Coscienza e dell’Identità

Anche se un giorno riuscissimo a trasferire un essere umano da un punto all’altro, esistono interrogativi profondi: il nostro corpo è composto da elettroni, protoni e neutroni, ma la nostra identità va oltre la semplice materia. La coscienza, i pensieri e le emozioni sono aspetti integranti della nostra essenza. Se il corpo fisico venisse teletrasportato, la psiche e la coscienza rimarrebbero intatte?

Il teletrasporto si basa sull’entanglement quantistico, un fenomeno che sfida le leggi della fisica classica. L’entanglement fa sì che due particelle rimangano connesse a livello quantistico anche a grandi distanze: quando una particella subisce una modifica, l’altra reagisce istantaneamente, indipendentemente dalla distanza. Questo principio è stato dimostrato attraverso numerosi esperimenti, come nel 2019, quando due membrane di alluminio mostravano una connessione nonostante fossero fisicamente separate.

Teletrasporto: Dalla Teoria alla Pratica

Il calcolo quantistico sfrutta i qubit, unità di informazione che possono esistere in due stati contemporaneamente grazie al fenomeno della sovrapposizione. Se qubit entangled venissero usati per il teletrasporto, la potenza di calcolo necessaria sarebbe straordinaria. Diversi progressi sono già stati raggiunti: nel 2002, l’Università di Innsbruck e il National Institute of Standards and Technology hanno teletrasportato particelle usando l’entanglement. Esperimenti successivi hanno teletrasportato fotoni nell’aria, su lunghe distanze e persino nello spazio. Nel 2017, scienziati cinesi trasferirono un fotone a un satellite a 300 chilometri di distanza dalla Terra.

Tuttavia, trasferire una persona implica sfide immense. Ogni particella del corpo umano ha uno stato quantico unico. Per realizzare un teletrasporto umano, occorrerebbe calcolare e trasferire tutte queste informazioni, non la materia stessa, ma i dati quantici che definiscono la nostra struttura.

I Limiti e i Dilemmi Etici

Secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg, esiste un limite alla precisione con cui possiamo conoscere simultaneamente alcune proprietà di una particella, come la sua posizione e velocità. Questo rende complicato, se non impossibile, replicare perfettamente un essere umano. Se la copia risultasse anche minimamente imperfetta, le conseguenze sarebbero incalcolabili.

C’è anche una questione etica fondamentale: accetteremmo mai di essere smontati in atomi per essere ricostruiti altrove, sapendo che l’originale verrebbe distrutto? John Clauser, fisico e vincitore del Premio Nobel per la fisica per i suoi studi sull’entanglement, si dichiara scettico. Clauser non correrebbe mai il rischio di essere smantellato e riassemblato, e forse neanche noi.

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