Superbatteri, in Italia situazione grave per l’abuso di antibiotici

VEB

Da anni ormai sta diventando un vero e proprio allarme a livello mondiale: i superbatteri sono tra noi, e minacciano costantemente la nostra salute, attuale ma soprattutto futura.

Nello specifico, il fenomeno dei super batteri che non rispondono più alle cure con antibiotici sono «la più grande minaccia alla medicina moderna».

Da quando esistono gli antibiotici esiste la resistenza ad essi da parte dei batteri che lottano per sopravvivere: un fenomeno naturale che avviene in tutte le specie minacciate, i batteri non fanno esclusione. Questo processo però è stato accelerato e aggravato negli anni a causa di un uso scorretto dei farmaci antibiotici come ad esempio il trattamento di infezioni virali oppure i cicli prescritti a scopo preventivo.

Si stima che più di 700.000 persone muoiano ogni anno a causa di infezioni resistenti ai farmaci, anche se il conteggio potrebbe essere molto più pesante perché al momento non esiste un sistema globale di monitoraggio per questo tipo di decessi.

Gli scienziati hanno messo in guardia dalla minaccia portata dalla resistenza agli antibiotici decenni fa , quando le aziende farmaceutiche hanno iniziato la produzione industriale delle medicine, ma il tutto è stato sottovalutato, e l’allarme odierno ne è la dimostrazione lampante.

Ad aggravare il tutto, il trattamento del bestiame da allevamento con basse dosi di antibiotici per favorirne la crescita ed evitare le malattie negli ambienti sovraffollati degli allevamenti intensivi. La pratica è vietata in Europa dal 2006, ma ancora oggi negli Stati Uniti il consumo di antibiotici destinati agli animali ricopre circa l’80% del totale.

Superbatteri in Italia situazione grave per l’abuso di antibiotici

Superbatteri in Italia situazione grave per abuso di antibiotici

Per capire la portata di questo fenomeno, basti pensare che ad oggi su 51 molecole in sperimentazione, soltanto 8 sono in grado di contrastare quei ceppi batterici che non rispondono ormai più alle terapie esistenti. Sono circa 250.000 le persone all’anno che muoiono di tubercolosi multiresistente, una variante più aggressiva e potente di quella comunemente nota.

E nel nostro paese la situazione è particolarmente allarmante:  l’Italia è maglia nera in Europa per incidenza delle principali infezioni da germi resistenti agli antibiotici. A preoccupare sono soprattutto la Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice (KPC), resistente a tutti gli antibiotici nel 50% dei casi, e la Pseudomonas aeruginosa. Ormai resistenti anche il 15% delle infezioni urinarie extraospedale.

Il Kpc, in particolare, è responsabile di vari tipi di infezioni, sia urinarie e che polmonari, ed è sempre più resistente anche agli antibiotici dell’ultima classe, considerati i più efficaci di tutti.

Il trattamento di questo tipo di infezioni per ora è solo con terapie complesse e composite. “Purtroppo in Italia in questo momento non abbiamo neanche un antibiotico in commercio per la terapia di queste infezioni – spiega Matteo Bassetti, dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e vicepresidente della Sita.-Grazie alle linee guida appena messe a punto dalla Sita sono stati forniti alcuni suggerimenti su come gestire al meglio queste infezioni sia per la prevenzione che per la terapia. Il messaggio più forte riguarda la necessità di trattare queste infezioni con più di un antibiotico, ovvero con la cosiddetta terapia di combinazione”.

I numeri esatti sono stati rilasciati in occasione della giornata Europea degli antibiotici, una ricorrenza più che mai necessaria.

L’Italia è inoltre uno dei Paesi dove si registra il maggior consumo di antibiotici (27,8 dosi ogni 1.000 abitanti al giorno). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), agli attuali tassi di incremento delle antibiotico-resistenze da qui al 2050, i “superbug” saranno responsabili di almeno 10 milioni di decessi annui diventando la prima causa di morte per il mondo.

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