La tradizionale caccia al toro de la Vega fa infuriare non solo gli animalisti, ma tutte le persone di buon senso e anche El Pais che chiede sia fermato questa barbarie definendola “simbolo di una brutalità ripugnante, residuo di un passato in via di superamento”.
In effetti, la caccia al toro de la Vega ha inizio nel 1500. Il tradizionale inseguimento finisce con la morte del toro.
Anche quest’anno è stato sacrificato a questa barbaro divertimento un enorme toro da combattimento di 640 chili.
Il povero Rompesuelas, questo il nome del toro, è morto subito sotto i colpi delle lance medioevali che gli abitanti di Tordesillas, un piccolo comune castigliano, gli hanno scagliato contro.
Tra l’altro il vincitore della terribile “gara”, tale Francisco Alcalà detto “Cachobo”, è stato anche squalificato perché per averla vinta sul toro e dare all’animale la stoccata finale, vigliaccamente si è anche nascosto dietro un pino.
Erano mesi che l’associazione animalista Pacma anti-corrida chiedeva l’abolizione della “Fiesta di Tordesillas”.
Aveva anche raccolto 120mila firme e ottenuto l’appoggio di molti nomi dello spettacolo.
Ma contro i nove mila abitanti che a tutti i costi non volevano rinunciare al loro “divertimento” sanguinario, nulla è valso.
E nulla ha potuto anche il sindaco del paesello che, per essersi opposto, è stato ripetutamente minacciato.
Ora però il primo cittadino di Tordesillas José Antonio Gonzalez Poncela ha annunciato che se dopo le politiche di dicembre dovesse andare al governo, di sicuro abolirà l’evento.
Noi ci uniamo al coro degli animalisti e speriamo che l’evento sia soppresso, anche nella malaugurata ipotesi che il sindaco non sia eletto.