Quando andiamo a letto, dopo una giornata intera presi tra mille impegni, c’è chi crolla in un sonno talmente profondo che sembra che neppure le cannonate riescono a svegliarlo e chi, al contrario, nonostante la stanchezza accumulata, non riesce a “spegnere” del tutto il cervello, per riposare corpo e mente.
Naturalmente, come moltissime cose della nostra vita, anche il ritmo e la qualità del sonno sono soggettivi, anche se ci sono alcune fasi che sono state universalmente catalogate dagli esperti.
In generale, la durata del sonno, che varia tra le sette e le otto ore, si divide in due grandi fasi: quella Non Rem o Nrem (Non rapid eye movement), nota anche come sonno tranquillo e a sua volta divisa in altre quattro fasi, e quella Rem (Rapid eye movement), conosciuta anche come sonno attivo o paradossale.
Durante la fase Nrem si assiste a un rallentamento del battito cardiaco, a un totale rilassamento della muscolatura e ad un abbassamento della temperatura corporea. Durante questo stadio vengono archiviati i ricordi a lungo termine.
Questa però rappresenta la circa il 5% di tutta la notte.
Il resto è occupato dal sonno Rem, fase in cui gli occhi si muovono con movimenti ritmici rapidi e che si verifica normalmente 4 o 5 volte per notte.
La fase REM del sonno è detta anche “sonno paradosso” perché è l’unica in cui si verificano i sogni. Il nostro cervello è infatti incredibilmente attivo, come se stessimo svolgendo un’attività intellettuale.
È sbagliato però pensare che questi due stadi si presentino una sola volta mentre si dorme: ciascun individuo passa infatti attraverso queste due fasi dalle 3 alle 5 volte ogni notte.