Le ultime settimane non sono state certo di gloria per la potenza spaziale russa, con due fallimenti consecutivi, e con risonanza mondiale quando il cargo che doveva portare rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale impatto con l’atmosfera, ritardando il rientro dell’ultima Missione, che aveva a bordo tra gli altri la nostra Samantha Cristoforetti.
Ma la Russia anche negli anni 80, all’inizio del boom delle esplorazioni spaziali, dovette andare incontro a diverse disdette, molte delle quali sottaciute fino ad ora, per cercare di tenere testa all’America, che invece collezionava successi.
Come ha svelato il giornale britannico Daily Mail che è anche riuscito, attraverso i suoi reporter, a localizzare e fotografare il suo scoop, due navette Buran giacciono abbandonate e in decomposizione in un hangar a pochi passi dal cosmodromo di Baikonur in Kazakhistan: due “Shuttle” sovietici che dovevano essere il punto di forza della loro patria e che si sono rivelati dei buchi nell’acqua.
Il Buran fu la prima navetta spaziale sovietica del Programma Buran, ma compì un solo volo orbitale, in regime totalmente automatico e senza equipaggio a bordo. Il Buran rimase in volo soltanto tre ore e 25 minuti, compiendo due giri attorno alla Terra. Nonostante i piani sovietici prevedessero la realizzazione di una flotta di cinque navette e un ritmo di 20 missioni l’anno a partire dal 1990, il volo del 1988 è rimasto l’unico del Buran.
Il programma era iniziato nel 1974, appena dopo la cancellazione di un progetto per uno sbarco sulla Luna, ma i problemi economici di quegli anni e soprattutto la dissoluzione dell’Unione sovietica, portarono alla sua cancellazione.