Risulta dimessa dall’ospedale, poi si scopre la realtà

VEB

In un drammatico caso di negligenza medica, la famiglia di Jessie Peterson, una donna di 31 anni di Sacramento, California, ha avviato una causa legale contro il Mercy San Juan Medical Center. La vicenda ha avuto inizio il 6 aprile 2023, quando Jessie, affetta da diabete di tipo 1, è stata ricoverata in ospedale a seguito di complicazioni.

Risulta dimessa da ospedale poi si scopre la realtà
foto@pixabay

Due giorni dopo, Jessie contattò sua madre, Ginger Congi, chiedendole di venirla a prendere. Tuttavia, l’11 aprile, quando Ginger chiamò l’ospedale, le fu comunicato che Jessie aveva lasciato l’ospedale contro il parere medico. Questa notizia inaspettata diede avvio a una ricerca disperata che si sarebbe protratta per quasi un anno. La famiglia, allarmata e preoccupata, si rivolse sia alla polizia che al Dipartimento di Giustizia della California per cercare la giovane donna. Nessuno di loro sapeva che Jessie era deceduta poche ore dopo l’ultima telefonata alla madre.

Solo il 12 aprile 2024, quasi esattamente un anno dopo, l’ufficio dello sceriffo della contea di Sacramento informò la famiglia della tragica morte di Jessie. La notizia che Jessie fosse morta lo stesso giorno della sua ultima telefonata lasciò la famiglia sconvolta e confusa.

Secondo la normativa californiana, i medici devono compilare un certificato di morte entro 15 ore dal decesso. Nel caso di Jessie, questo documento fondamentale non è stato presentato per ben 361 giorni.

Durante questo lasso di tempo, il corpo di Jessie è stato conservato in un obitorio esterno, subendo un notevole stato di decomposizione. L’avvocato della famiglia, Marc R. Greenberg, ha espresso la sua indignazione, dichiarando: “Mercy San Juan ha custodito Jessie in un obitorio esterno, lasciandola decomporre per quasi un anno mentre la sua famiglia cercava disperatamente di sapere dove fosse“. Ha aggiunto: “Non si può semplicemente commettere un errore di questa gravità e pensare che sia accettabile”.

La causa, che richiede un risarcimento di 25 milioni di dollari, compresi i danni punitivi, denuncia una “negligenza grave e imperdonabile” da parte dell’ospedale. Il dolore della famiglia è stato ulteriormente amplificato dalle incongruenze riscontrate nella documentazione clinica di Jessie. Un documento indicava che una radiografia toracica, eseguita durante il ricovero, era stata confrontata con un’immagine del 31 maggio 2023, cioè settimane dopo la morte di Jessie.

Greenberg ha sottolineato questa discrepanza, chiedendo: “Jessie era già deceduta e il suo corpo era conservato in una cella frigorifera, quindi con cosa hanno confrontato quell’immagine?“.

Purtroppo, a causa dell’esteso stato di decomposizione del corpo durante l’anno in cui è stato conservato, l’autopsia non ha potuto fornire risposte chiare ai quesiti della famiglia. L’ospedale, gestito da Dignity Health e di proprietà di CommonSpirit Health, ha rifiutato di commentare la vicenda.

Un portavoce del Mercy San Juan ha rilasciato una breve dichiarazione al Los Angeles Times, affermando: “Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia in questo momento difficile. Non possiamo commentare il contenzioso in corso”.

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