Da secoli, la figura di Re Artù, il suo regno incantato di Camelot e le gesta eroiche dei Cavalieri della Tavola Rotonda continuano a catturare la nostra immaginazione. Ma quanta verità si cela dietro il mito? Dietro i racconti epici e le storie tramandate, qual è il nucleo storico della leggenda di Artù?
Nonostante il fascino intramontabile e le ricorrenti “scoperte” archeologiche che alimentano la speranza, la risposta degli esperti è chiara: non esistono prove concrete né fonti primarie contemporanee che attestino l’esistenza storica di Re Artù. Eppure, la leggenda persiste.
Un Condottiero Reale Dietro il Mito?
La possibilità che la leggenda di Artù affondi le radici in un personaggio realmente esistito, un leader carismatico del V o VI secolo, rimane aperta. Tra le teorie più accreditate, emerge la figura di Riothamus, un nome che significa “re supremo”. Questo condottiero attraversò la Manica per combattere in Francia, un’impresa che riecheggia le prime narrazioni arturiane. Come afferma lo studioso medievale Norris J. Lacy, “Riothamus potrebbe rappresentare il modello storico più plausibile per Re Artù”.
Un’Epoca di Guerre e Leggende
Se un “proto-Artù” fosse esistito, con ogni probabilità sarebbe stato un capo militare impegnato a difendere la Britannia dall’invasione anglosassone. Un periodo storico segnato da violenza e instabilità, dove la creazione di una figura leggendaria poteva rispondere a un bisogno profondo. “Non esisteva un governo centrale e la società britannica era organizzata in tribù“, spiega Lacy. In un contesto di conflitti locali, pestilenze e incertezza, l’immaginario collettivo potrebbe aver trovato conforto nella figura di un re giusto e potente, capace di riportare pace e prosperità.
Dal Mito Letterario all’Icona Popolare
Le prime narrazioni complete su Re Artù videro la luce solo nel XII secolo, in un’epoca in cui la letteratura romantica, ispirata all’amor cortese e all’ideale cavalleresco, era in auge. Opere come la “Storia dei Re di Britannia” di Goffredo di Monmouth (1136), che pretendeva di tradurre un antico testo britannico perduto, e “Le Morte d’Arthur” di Thomas Malory (XV secolo), contribuirono in modo decisivo a plasmare la leggenda. Malory, in particolare, rese popolare l’immagine iconica di Artù e l’episodio della spada Excalibur estratta dalla roccia.
Come sottolinea Chris Snyder, esperto della leggenda arturiana, il contesto culturale dell’epoca, con donne influenti nelle corti desiderose di storie romantiche e cavalleresche, potrebbe aver ulteriormente alimentato la diffusione di queste narrazioni.
Il Fascino del Mistero
Indipendentemente dalla sua storicità, il segreto di Re Artù risiede forse proprio nelle origini misteriose della sua storia. La mancanza di fonti certe e dettagliate, in un’epoca in cui la sopravvivenza era la priorità, ha paradossalmente contribuito alla fortuna della leggenda. “Qualcosa di straordinario è accaduto, ma i dettagli ci sfuggono, lasciando spazio all’immaginazione”, conclude Dorsey Armstrong, professoressa di letteratura medievale. E forse è proprio in questo vuoto storico che la leggenda di Re Artù continua a vivere e a reinventarsi, secolo dopo secolo.