Quello strano esperimento dei tre uomini che credevano di essere Gesù

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Nel 1959, all’Ospedale Statale di Ypsilanti, Michigan, prese vita uno degli esperimenti psicologici più singolari e controversi del secolo. Tre uomini, tutti ospiti dell’istituto psichiatrico, erano convinti di essere la reincarnazione di Gesù Cristo. Questa situazione peculiare attirò l’attenzione dello psicologo Milton Rokeach, che decise di sfruttarla per esplorare i meccanismi dell’identità e delle credenze personali.

Quello strano esperimento dei tre uomini che credevano di essere Gesù
foto@pixabay

L’Incontro dei Tre “Cristi”

L’esperimento di Rokeach iniziò con un’intuizione audace: mettere i tre uomini faccia a faccia nella speranza che il confronto diretto con altri che condividevano la stessa convinzione avrebbe messo in discussione le loro idee. Durante il primo incontro, tuttavia, emerse subito una forte tensione.

  • Giuseppe, uno dei partecipanti, proclamava con fervore la propria divinità, ignorando gli altri.
  • Clyde, altrettanto convinto, li considerava robot senza vera identità.
  • Leone, più riflessivo, definì l’incontro una “tortura mentale”, ma rimase coinvolto nel progetto.

Nonostante il clima conflittuale, i tre uomini continuarono a partecipare. Col tempo, iniziarono a riformulare le loro convinzioni per includere le esistenze degli altri. Giuseppe li considerava pazienti psichiatrici, mentre Clyde li relegava a mere figure artificiali. Leone, più aperto, li vedeva come reincarnazioni minori, mantenendo però la sua convinzione centrale.

Due Anni di Esperimento: Tra Etica e Scoperta

L’esperimento, durato due anni, impiegò metodi che oggi sarebbero giudicati poco etici. In un episodio significativo, un’assistente di ricerca divenne il fulcro di un’infatuazione da parte di Leone. Quando scoprì che l’interazione faceva parte dell’esperimento, Leone si chiuse ulteriormente, lasciandosi andare a una riflessione amara: “La verità è mia amica. Non ho altri amici.”

Nel corso del progetto, le tensioni tra i partecipanti si intensificarono, con discussioni accese e persino minacce. Tuttavia, emersero anche momenti di adattamento e connessione umana. I tre, pur evitando il confronto diretto sulle loro identità, iniziarono a trovare un fragile equilibrio. L’unico cambiamento concreto fu la richiesta di Leone di essere chiamato con un nome diverso, continuando però a sostenere di essere una divinità.

Le Conclusioni di Rokeach

L’esperimento culminò nel libro di Rokeach, “I tre Cristi di Ypsilanti”, un’analisi profonda delle dinamiche dell’identità e delle credenze personali. Tuttavia, lo psicologo stesso, riflettendo sul progetto, riconobbe i limiti etici del suo approccio, scusandosi pubblicamente per il modo in cui i partecipanti erano stati trattati.

Rokeach ammise che, sebbene l’esperimento non avesse scalfito le convinzioni dei tre uomini, aveva trasformato lui stesso. “Non ho curato le loro illusioni, ma loro hanno curato le mie,” dichiarò, sottolineando l’importanza di rispettare la dignità e i confini etici anche nella ricerca scientifica.

L’Eredità dell’Esperimento

L’esperimento dei tre “Gesù” rimane un caso emblematico nella storia della psicologia, evidenziando la resilienza delle convinzioni personali e il potere della mente umana nel preservare la propria identità, anche di fronte all’evidenza contraria. Allo stesso tempo, è un monito sull’importanza dell’etica nella ricerca: un richiamo a non sacrificare mai la dignità umana in nome della scienza.

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