L’enigma della sensazione di essere accompagnati da una presenza invisibile ha affascinato l’umanità da secoli. Molte persone, indipendentemente dalle loro credenze, hanno sperimentato questa inquietante sensazione di non essere soli in una stanza. Nonostante la frequenza di questi episodi, la scienza ha finora offerto spiegazioni incomplete.
Un recente studio condotto all’Università di Tokyo si è addentrato nelle profondità del cervello per svelare i meccanismi alla base di questa esperienza. Pubblicata su Frontiers in Psychology, la ricerca si basa su dati neurofisiologici e neurocognitivi.
Gli scienziati ipotizzano che alla radice di questa sensazione ci sia uno squilibrio nell’attività dei due emisferi cerebrali. Per verificare questa teoria, i partecipanti sono stati sottoposti a un esperimento in cui indossavano occhiali speciali che proiettavano un’immagine del loro corpo con un leggero ritardo. Questa illusione visiva ha indotto una sensazione di disconnessione tra il corpo percepito e lo spazio circostante, simulando così la presenza di un’altra entità.
I risultati suggeriscono che la sensazione di una presenza potrebbe essere legata a disfunzioni nelle aree cerebrali deputate all’orientamento spaziale e alla percezione del proprio corpo.
Sebbene questi studi offrano preziose indicazioni sui meccanismi neurali coinvolti, il mistero della presenza invisibile rimane in gran parte irrisolto. La ricerca continua, con l’obiettivo di comprendere più a fondo i complessi processi cerebrali che plasmano le nostre percezioni e la nostra consapevolezza di sé.