I tassisti avevano cantato vittoria troppo presto, quando il tribunale di Milano avevano ordinato la chiusura del servizio di Uber Pop: L’Autorità dei Trasporti si è nei giorni scorsi aperta alla società statunitense che offre servizi di car sharing.
“La Commissione Europea ha chiaramente affermato che gli stati membri dovrebbero garantire equità, proporzionalità e nessuna discriminazione nella regolamentazione dei nuovi servizi basati sulla tecnologia come Uber”, queste le parole dell’autorità, che sottolineando l’importanza della cosiddetta sharing economy, ha aggiunto che “la domanda di mobilità specie per le fasce di reddito basse e per i giovani si orienta verso sistemi basati sulla flessibilità e sulla condivisione di risorse”, e per questo tipologie come queste di servizi vanno autorizzati e garantiti.
In una nota inviata nelle scorse ore a Governo e Parlamento, l’Autorità presieduta da Andrea Camanzi suggerisce così un pacchetto di correzioni agli attuali regolamenti del trasporto non di linea e alcune condizioni minime per consentire ai nuovi servizi di operare.
Nello specifico, per quanto inerente a Uber, i collaboratori non devono lavorare per più di 15 ore alla settimana, devono essere iscritti in un registro su base regionale ed inoltre gli Uber Driver non devono superare un certo reddito annuo: tre semplici direttive per stabilire i primi paletti.
La legge italiana si piega così ai regolamenti europei poichè il blocco di Uber altro non è che una violazione della libertà di concorrenza in Europa.
Era davvero l’ora che qualcuno prendesse una posizione.
A mio parere il blocco era anacronistico, figlio di leggi partorite un paio di ere tecnologiche fa.
E’ la legislazione che si deve adeguare al mondo, non il contrario.
Uber è l’emblema di questo cambiamento.
Chi volesse provare il servizio può farlo con
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iscrivendosi da qua http://bit.ly/Uber20s o inserendo all’iscrizione il codice AZ84P12 , che equivale ad un viaggio di media entità, considerate le tariffe