I ricordi non sono in vendita: questo in soldoni quello che le migliaia di manifestanti hanno gridato nelle scorse settimane in Polonia, e per fortuna alla fine l’hanno avuta vinta.
Anche perché i ricordi in questione sono di quelli terribili, di quelli che non bisogna cancellare per non ripetere gli stessi errori: al centro della vicenda c’è infatti il campo di sterminio nazista di Belzec, dove furono uccisi centinaia di migliaia di uomini, in massima parte ebrei.
Aperto nel 1942 e in gran parte distrutto prima di fuggire nel 1943, dagli stessi uomini delle SS Sonderkommando, Belzec fu uno dei primi campi esclusivamente di sterminio eretti dai nazisti, secondo in ordine cronologico a quello di Chelmno: l’attuale proprietario del terreno dove è eretto sono le ferrovie dello stato polacche, che nelle scorse settimane avevano deciso di metterlo all’asta. Base d’asta, appena 39mila euro.
“Facciamo appello all’Unione Europea e in particolare a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, perché sia impedito lo smantellamento di questo luogo di memoria”, hanno manifestato per giorni i membri dell’ANED, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, per salvare l’edificio.
E alla fine l’hanno avuta vinta: le stesse Ferrovie, PKP S.A., scrivono di aver annullato la gara «per mancanza di interesse. In accordo con il Museo di Stato di Majdanek e il comune di Belzec che penseranno ad una nuova destinazione d’uso per l’immobile in oggetto».